[02/11/2009] News

Aree marine protette, Greenpeace scrive alla Prestigiacomo

LIVORNO. Dal 3 al 5 novembre si terrà a Marrakesh l'incontro delle Parti della Convenzione di Barcellona. Sarà presente anche Greenpeace con la sua responsabile della Campagna Mare, Giorgia Monti, che parlerà dell'importanza di proteggere aree particolarmente sensibili e ricche di biodiversità nel Mediterraneo, come il Canale di Sicilia. All'incontro in Marocco saranno presenti i rappresentanti per l'ambiente dei vari Paesi del Mediterraneo, tra cui l'Italia, chiamati a sviluppare un piano concreto per la designazione di aree marine a speciale protezione. Durante l'incontro delle Parti gli ambientalisti proporranno di rinnovare l'intero sistema, ora estremamente frammentato, che si occupa di gestire e proteggere il Mediterraneo.

«La Convenzione di Barcellona - spiega Greenpeace -  è il principale accordo internazionale per la protezione del Mediterraneo. Il Mediterraneo rappresenta solamente lo 0.7% della superficie marina globale, ma ospita circa il 9% delle specie marine conosciute. Oggi, purtroppo, si trova in uno stato di grave degrado per diverse ragioni: l'impatto di attività di pesca eccessive e distruttive; inquinamento; esagerato sviluppo costiero; cambiamenti climatici. Nonostante gli stati mediterranei si siano impegnati ad avere una rete attiva di aree marine protette entro il 2012, meno dell'1 per cento del Mediterraneo è davvero protetto».

Greenpeace chiede che il Canale di Sicilia possa  dichiarata area a protezione speciale, il governo italiano dovrà presentare entro il 2011 agli stati aderenti alla Convenzione di Barcellona, una proposta congiunta con un altro stato del Mediterraneo.

Il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, ha inviato una lettera al ministro dell'ambiente  Stafania Prestigiacomo che riportiamo integralmente: 

On. Ministro Stefania Prestigiacomo,

Greenpeace le scrive in occasione del sedicesimo incontro delle Parti della Convenzione di Barcellona (BARCON), che si terrà a Marrakesh il 3-5 novembre 2009.

Per decenni il Mar Mediterraneo ha subito l'impatto generato da attività di pesca eccessive e distruttive, dall'inquinamento, dal degrado delle aree costiere e - in modo crescente - dai cambiamenti climatici. Il degrado ambientale del Mediterraneo è in gran parte il risultato del fallimento nella creazione e attuazione di una governante efficace dell'ambiente marino. Oggi è ampiamente riconosciuto che manca nel Mediterraneo un sistema affidabile di governance ambientale integrata, che guardi all'intero ecosistema e copra tutti i settori. In quest'ambito, la discussione su "Regional Environmental Governance in the Mediterranean", che si terrà durante l'incontro delle Parti a Marrakesh, il giorno 4 Novembre 2009, potrebbe gettare le basi per risolvere le lacune e la frammentazione dell'attuale modello di governance del Mediterraneo.

Greenpeace sostiene che il livello di eccessivo sfruttamento e degrado dell'ambiente marino mediterraneo, evidenziato dalla mancanza di protezione di habitat marini sensibili - in particolare in aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali - e lo stato critico di specie chiave come il tonno rosso, evidenzi la necessità di un cambio drastico nella governance del Mediterraneo. Per tale ragione, Le inviamo assieme a questa lettera, la proposta di Greenpeace per un nuovo modello di governance dell'ambiente marino del Mediterraneo.

Greenpeace crede che la Convenzione di Barcellona dovrebbe costituire la base di un moderno sistema di governance per il Mediterraneo. Il Sistema delineato dalla Convenzione di Barcellona dovrebbe essere potenziato integrando gli attuali enti e accordi regionali in un quadro di riferimento basato sul principio di precauzione e su un approccio che consideri l'intero ecosistema. La nostra proposta inoltre presenta una

serie di misure a breve, medio e lungo termine da mettere in atto al fine di garantire il recupero e la protezione dell'ecosistema del Mar Mediterraneo.

In termini di priorità, i Ministri dell'Ambiente dei Paesi del Mediterraneo devono agire per proteggere il tonno rosso; un specie che è stata sfruttata nella regione da migliaia di anni e che si trova ora sull'orlo del collasso. Attraverso la struttura regionale preposta alla tutela dell'ambiente, il sistema della Convenzione di Barcellona, i Ministri dell' Ambiente devono agire nel rispetto del proprio ruolo chiedendo sia alla Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico (ICCAT) che alla Convenzione per il Commercio Internazionale di Specie in pericolo (CITES) di prendere tutte le misure necessarie per evitare l'imminente collasso dello stock del tonno rosso. Anni di cattiva gestione della pesca a livello regionale sono la causa dello stato critico della specie ma spetta ai Ministri dell'Ambiente essere i primi a salvaguardare la sopravvivenza delle specie e con essa, l'integrità dell'ecosistema marino mediterraneo.

In relazione alle aree marine protette, Greenpeace accoglie favorevolmente l'inserimento della protezione della biodiversità come area prioritaria all'interno del Programma di lavoro del Sistema di Barcellona proposto per i prossimi cinque anni. Inoltre Greenpeace esorta l'Italia a accelerare gli sforzi per stabilire entro il 2012 nel Mar Mediterraneo una rete efficacemente gestita e rappresentativa di riserve marine, che includa ampie zone d'alto mare. Come contributo a tale processo Greenpeace ha presentato al Centro d'Azione Regionale per le Aree Particolarmente Protette del sistema della Convenzione di Barcellona (RAC/SPA) uno studio scientifico che evidenzia l'importanza della protezione dell'area marina a sud dell'arcipelago delle Isole Baleari e del Canale di Sicilia. La sintesi di tale documento è anch'essa allegata alla presenta lettera.

Le inviamo questi documenti fiduciosi che il Ministero Italiano, nella Sua persona, svolga un ruolo guida in tali processi di gestione integrata e si faccia promotore della protezione degli ambienti marini del Mediterraneo, a cominciare da quelli di maggiore valore biologico, e vicini alle nostre coste come il canale di Sicilia.

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