[02/11/2009] News

Isac-Cnr: gli ambiti di ricerca climatica/ambientale da perseguire

FIRENZE. Evidenziato che cosa è già avvenuto sul territorio italiano in conseguenza del surriscaldamento globale, e cosa è considerato probabile che avvenga in futuro, resta da vedere quali ambiti di approfondimento siano, secondo il documento Isac-Cnr "Clima, cambiamenti climatici globali e loro impatto sul territorio nazionale", da perseguirsi, e in generale quale sia il percorso che il centro di analisi climatologica suggerisce per il futuro in direzione del contrasto/adattamento ai cambiamenti climatici.

Anzitutto, fin dall'introduzione, viene giustamente sottolineato come «senza ricerca e senza innovazione la nostra società sia condannata al declino e destinata a perdere la competizione globale con altre realtà che sanno rinnovarsi e investire nel futuro», e in questo senso «lo studio del clima è un ambito di ricerca essenziale, che richiede notevoli energie e l'interazione continua fra discipline e competenze diverse». Il documento prodotto (che ribadiamo, si qualifica come vero e proprio "position paper" redatto da uno dei principali centri di analisi climatica del paese) è quindi inteso a «comunicare l'importanza e la complessità del problema, l'opportunità di incrementare le ricerche sui cambiamenti climatici e la necessità di sviluppare senza indugio strategie di mitigazione e adattamento».

Tra gli elementi di incertezza su cui secondo Isac è necessario focalizzarci (e su cui quindi vanno concentrati gli investimenti e le risorse economiche e logistiche, «al fine di migliorare la comprensione dei processi climatici ed ottenere una più precisa simulazione numerica del cambiamento climatico atteso e dei suoi impatti sul territorio nazionale»), va citato anzitutto il ruolo degli aerosol, e in particolare della loro dinamica, della loro chimica e delle loro modalità di diffusione tramite le correnti atmosferiche.

Altro ambito di approfondimento auspicato è una migliore definizione delle dinamiche legate alla formazione e alla vita delle nubi, e in particolare è sollecitato una migliore comprensione su «come l'estensione, il tempo di vita e le caratteristiche ottiche delle nubi varino nel tempo» e quale sia il loro effettivo modo di interagire con i già citati aerosol.

Da perseguirsi è anche un migliore studio delle dinamiche del vapore acqueo e della sua importanza nell'amplificare il riscaldamento associato all'emissione di gas climalteranti: in particolare sono raccomandate migliori misure del vapore acqueo nell'alta troposfera.

Altri ambiti di approfondimento raccomandati sono quello relativo alle politiche cosiddette di "co-benefit", cioè che uniscono, nei propri obiettivi di ricerca, le tematiche dell'immissione di gas climalteranti con quelle relative all'inquinamento "tradizionale". Questo perché, se vi sono «politiche ambientali che possono determinare sia un miglioramento della qualità dell'aria che una riduzione dell'emissione di gas ad effetto serra», sussistono anche «politiche che, migliorando uno di questi aspetti, vanno a detrimento dell'altro», come nel noto caso degli aerosol stessi. Ed è quindi questo, com'è intuibile, uno dei settori in cui più vanno concentrati gli sforzi di ricerca, sia per migliorare la propria conoscenza su politiche "incrociate" che diano vantaggi in entrambi i campi della lotta all'inquinamento dell'aria, sia per minimizzare i rischi di agire positivamente su un lato del problema, ma negativamene sull'altro.

Ulteriori studi sono raccomandati anche per quanto riguarda gli oceani e la conoscenza delle dinamiche con cui essi reagiscono al surriscaldamento: sono particolarmente importanti, tra gli altri citati, gli ambiti di approfondimento relativi al «definire in modo quantitativo la sensibilità della circolazione oceanica a diversi livelli di riscaldamento globale» (ricordiamo quanto già affermato riguardo alla tuttora vaga conoscenza in materia, anche riguardo a quanto potrà avvenire nel bacino del Mediterraneo) e a chiarire quale sia l'effettivo assorbimento di diossido da parte delle acque oceaniche, e come detto assorbimento varii nel tempo.

Infine, Isac-Cnr raccomanda di implementare, per quanto riguarda i settori di ricerca finalizzati alla comprensione del clima globale, le conoscenze sull'interazione tra i sistemi fisici (l'atmosfera, gli oceani, il suolo, ecc.) e quelli biotici: ad esempio, passi in avanti sono da fare per quanto attiene al rapporto tra presenza di vegetazione e clima locale/regionale, elemento che può ancora fornire conoscenze su possibili feedback negativi o positivi del surriscaldamento. Inoltre, è «necessario ottenere migliori descrizioni della dinamica degli ecosistemi e dei flussi biogeochimici associati (ciclo del carbonio, ciclo dell'azoto), da inserire nei modelli globali e regionali».

Viste le strategie da percorrere, secondo l'Istituto di Fisica dell'atmosfera e del clima, nell'implementazione della conoscenza del clima globale, resta da vedere, e lo faremo nei prossimi giorni, come Isac intenda dare il suo contributo per perseguire questi obiettivi globali, quale evoluzione delle politiche nazionali e globali sia suggerita, e quali ambiti di approfondimento si pongano come più urgenti per comprendere meglio lo status e la più probabile evoluzione del clima italiano alla luce dei cambiamenti climatici in corso.

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