[27/10/2009] News

Diga di Xingu in Brasile: Lula chiamato ad una prova di responsabilità

FIRENZE. La storia è sempre la stessa. In nome dello sviluppo si costruiscono enormi dighe per produrre energia dall'acqua andando a devastare territori ad alto valore ambientale, storico ed antropologico. I governi nazionali pur di utilizzare i finanziamenti della Banca mondiale non pensano alla sostenibilità dello sviluppo dei loro territori e al benessere delle popolazioni. Gli affari prima di tutto. Succede in Cina, in Turchia ed ora nuovamente in Brasile, dove il presidente Lula è chiamato ad una prova di responsabilità. Gli indiani Kayapò tornano a protestare contro le enormi dighe, ed in particolare contro un gigantesco progetto idroelettrico in via di realizzazione sullo Xingu, uno dei principali fiumi dell'Amazzonia.  I popoli indigeni con manifestazioni pacifiche  intanto si oppongono per una questione di metodo: non sono mai stati consultati in modo appropriato e nemmeno informati sul reale impatto che il progetto avrà sulle loro terre. Nel merito- informa Survival International, associazione che dal 1969 aiuta i popoli indigeni di tutto il mondo a difendere i loro diritti- la diga devierà più dell'80% della portata del fiume Xingu, con un pesante impatto sulla sua fauna ittica e l'ecosistema della foresta per almeno 100 chilometri di rive abitate da popoli indigeni. Le popolazioni locali già in passato sono riuscite a fermare progetti su altri fiumi amazzonici ormai costantemente predati: decine di dighe sono previste lungo il fiume Juruena, un'altra serie di impianti sul fiume Madeira. Nell'Amazzonia occidentale, la diga di Santo Antonio sommergerà la terra in cui vivono almeno 5 gruppi etnici di indio, alcuni dei quali mai entrati in contatto con popolazioni definite civili. I Kayapò si sono rivolti direttamente al presidente Lula facendo le loro, queste sì, civili richieste: «Noi non vogliamo che questa diga distrugga gli ecosistemi e la biodiversità che abbiamo curato per millenni e che possiamo continuare a preservare. Signor presidente, la nostra preghiera è quella che vengano condotti studi adeguati e che venga aperto un dialogo con i popoli indigeni su quello che è lo scrigno ecologico dei nostri antenati». Di fronte a queste argomentazioni logiche ci aspettiamo che il presidente metta almeno in discussione il progetto.

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