[27/10/2009] News

Revisione della disciplina Ue in tema di inquinamento marino

LIVORNO. Nel 2007 la Corte di Giustizia europea ha annullato la decisione quadro - a supporto della direttiva sull'inquinamento marino del 2005 - intesa a rafforzare la cornice penale per la repressione dell'inquinamento provocato dalle navi perché le misure non erano adottate sulla base del fondamento del Trattato Cee.

Adesso per colmare il vuoto normativo lasciato dalla sentenza l'Ue rivede la legislazione comunitaria per le sanzioni contro i responsabili dell'inquinamento provocato dalle navi: è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi la direttiva che va a modificano la precedente del 2005 relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione delle sanzioni per violazione.

La nuova direttiva - che fra l'altro ha un nuovo titolo: "Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni, anche penali, per i reati di inquinamento" -   è stata formulata allo scopo di recepire nel diritto comunitario le norme internazionali in materia di inquinamento provocato dalle navi e di garantire che ai responsabili di scarichi di sostanze inquinanti siano comminate sanzioni adeguate, anche penali, al fine di aumentare la sicurezza marittima e migliorare la protezione dell'ambiente marino dall'inquinamento provocato dalle navi.

Indica, dunque quando lo scarico illecito di sostanze inquinanti effettuato dalle navi dovrebbe essere considerato dagli Stati reato (ossia qualora sia stato commesso intenzionalmente, temerariamente o per negligenza grave e qualora provochi un deterioramento della qualità dell'acqua) e quando non è necessario che lo sia.

Parla infatti di "casi di minor entità" cioè di quei casi meno gravi di scarico illecito di sostanze inquinanti, effettuato dalle navi che non provocano un deterioramento della qualità dell'acqua.

Precisa, però, quando i casi di minor entità diventano reati: nel momento in cui si verificano ripetutamente e provocano, non singolarmente bensì nel loro insieme, un deterioramento della qualità dell'acqua.

La direttiva, inoltre, fa salvi altri sistemi relativi alla responsabilità per danno dovuto all'inquinamento provocato dalle navi previsti dal diritto comunitario, nazionale o internazionale.

E precisa che la competenza giurisdizionale per quanto riguarda gli illeciti penali dovrebbe essere stabilita conformemente al diritto nazionale degli Stati membri e ai loro obblighi ai sensi del diritto internazionale.

L'Ue inoltre riserva per sè la possibilità di intervenire in base al principio di sussidiarietà. E questo perché gli obiettivi della presente direttiva "non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri", a causa del carattere transfrontaliero dei danni che possono derivare dai comportamenti considerati, e possono dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'intervento proposto, essere realizzati meglio a livello comunitario.

Dunque l'applicazione di sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive da parte delle competenti autorità nazionali costituisce una lotta contro danni ambientali gravi e favorisce il riavvicinamento delle discipline nazionali in ambito comunitario. Perché se anche la comunità non ha il potere di imporle - come ricorda la Corte nella sentenza del 2007 - può comunque prevederle come mezzo per raggiungere il suo scopo ossia ridurre gli illeciti per inquinamento in mare provocato da navi e in generale gli illeciti ambientali.

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