[23/10/2009] News

Cindia va a Copenhagen. Accordo sul cambiamento climatico tra New Delhi e Pechino

LIVORNO. Il vice-presidente della Commissione di Stato per lo sviluppo e la riforma della Cina, e il ministro dell'ambiente e le foreste dell'India, Jairam Ramesh, hanno firmato un protocollo d'intesa in occasione della riunione del Piano di azione bilaterale sul cambiamento climatico di New Delhi.

Secondo quanto detto in una conferenza stampa dal portavoce del ministero degli esteri cinese, Ma Zhaoxu, «Il protocollo d'intesa sulla cooperazione in materia di lotta al cambiamento climatico, firmato dalla Cina e dall'India, giocherà un ruolo positivo per la prossima riunione di Copenhagen. La firma di questo accordo significa una nuova tappa della cooperazione sino-indiana in materia».

La firma del protocollo d'intesa con i cinesi è stata anche l'occasione per il ministro dell'ambiente indiano Ramesh per uscire dall'imbarazzante situazione in cui si era ficcato con un precedente incontro con una delegazione giapponese (e poi con una lettera al primo ministro Manmohan Singh) durante il quale era sembrato disponibile ad accettare modifiche al Protocollo di Kyoto e tagli obbligatori di emissioni per l'India. Ora Ramesh assicura all'agenzia di stampa Press Trust of India: «Non c'è alcuna differenza tra le posizioni negoziali dell'India e della Cina e stiamo discutendo ulteriormente su ciò che i due Paesi dovrebbero fare per un esito positivo a Copenaghen» .

Il testo dell'accordo diffuso dal ministero dell'ambiente indiano sottolinea che «L'United Nations Framework convention on climate change (Unfccc) e il suo Protocollo di Kyoto sono il quadro più appropriato per affrontare il cambiamento climatico».

Xie Zhenhua, il capo dei negoziatori cinesi per i cambiamenti climatici ha detto che l'accordo con l'India «Ci fa entrare in un nuovo scenario e porta la cooperazione in materia di cambiamento climatico tra i due Paesi a un nuovo massimo».

L'intesa prevede che India e Cina realizzino un partenariato sul cambiamento climatico, rafforzando ed ampliando i progetti per combattere il global warming e implementando le loro capacità di adattamento agli effetti del cambiamento climatico. I due giganti asiatici istituiranno anche un gruppo di lavoro congiunto, incaricato di organizzare riunioni annuali che si svolgeranno alternativamente in Cina ed India.

Nel protocollo d'intesa si legge che il working group sino-indiano «Si occuperà dei punti di vista sui problemi riguardanti i negoziati internazionali sul clima, delle politiche ed iniziative interne, e dell'applicazione dei relative progetti di cooperazione».

Ma Zhaoxu ha sottolineato che «La Cina e l'India condividono numerosi interessi comuni nella lotta contro il cambiamento climatico. In quanto Paesi in via di sviluppo ma nuovamente emergenti, la Cina e l'India si sforzano di realizzare il proprio sviluppo e di promuovere la cooperazione internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico. I due Paesi hanno un peso importante nei negoziati di Copenhagen sul cambiamento climatico. La decisione di rafforzare la loro cooperazione in materia non riguarda solo i loro interessi, ma anche gli sforzi mondiali per far fronte a questo problema».

L'accordo di New Delhi ricostituisce il blocco di "Cindia" al quale fa riferimento il G77 dei Paesi in via di sviluppo e rappresenta un chiari senale per i Paesi "ricchi" che si troveranno davanti le due potenze asiatiche che da sole rappresentano più di un terzo della popolazione mondiale e un bel pezzo di economia globalizzata., ma anche due dei maggiori inquinatori del pianeta.

La firma del protocollo d'intesa arriva dopo che il 20 ottobre India, Pakistan ed altri 6 Pesi dell'Asia meridionale hanno annunciato di volersi presentare con una posizione comune a Copenhagen per fare in modo che il Protocollo di Kyoto venga confermato anche dopo la sua scadenza del 2012. E' significativo che il protocollo sino.indiano sul clima sia stato firmato nonostante i due Paesi non abbiano risolto la disputa sulla sovranità per lo Stato indiano dell'Arunachal Pradesh, rivendicato da Pechino (e per il quale i due Paesi hanno addirittura combattuto una guerra nel 1962) ed anche se l'India ha respinto la pretesa cinese di impedire una visita del Dalai Lama nella regione.

Da parte sua l'Accademia delle scienze sociali della Cina (Assc) ha presentato il rapporto 2009 sulle azioni legate al cambiamento climatico che sostiene che il governo di Pechino vuole lo sviluppo di un'economia a basso tenore di CO2. Il direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo urbano e l'ambiente dell'Assc, Pan Jiahua, ha spiegato: «Benché la Cina non abbia ancora preso impegni riguardanti la quantità di riduzione delle sue emissioni, il Paese non si sottrarrà alla sua responsabilità di proteggere il clima del pianeta. La Cina non è contraria all'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura a meno di 2 gradi. La Cina ha in effetti sviluppato dei grandi sforzi per fronteggiare il cambiamento climatico».

Però nonostante l'accordo con l'India, la promessa di tagli considerevoli di emissioni ed un taglio dei combustibili fossili del 15% entro il 2020, «Le condizioni attuali non permettono ancora alla Cina, un Paese in via di sviluppo, di quantificare I suoi impegni rispetto alla riduzione dell'e emissioni né di specificare la data della riduzione delle sue emissioni. La Cina si trova ancora in pieno processo di urbanizzazione ed industrializzazione, la sua popolazione aumenta sempre e il Paese ha accessi relativamente limitati alle tecnologie ed ai finanziamenti».
Probabilmente sarà questa la vera piattaforma negoziale che Cina ed India porteranno a Copenhagen.

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