[23/10/2009] News toscana

Al Giglio non c’era una foca monaca, erano due

ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto). La notizia probabilmente non farà piacere all'amministrazione comunale di centro-destra del Giglio e agli antiparco che non vogliono sentir parlare di Area marina protetta, a coloro che cercarono di far passare come una bufala ambientalista e del presidente del parco nazionale dell'Arcipelago toscano Mari Tozzi l'avvistamento di inizio estate nelle acque del Campese di un esemplare della rarissima  foca monaca (Monacus monacus), ma la scoperta, resa nota ieri a Pescara durante la giornata speciale dedicata a questo pinnipede dal Gruppo Foca Monaca e dal Wwf, farà felici tutti coloro che amano il mare e la sua biodiversità.

Il Gruppo Foca M monaca del Wwf ha analizzato le immagini della prima contestata e poi "nascosta"  segnalazione di giugno all'Isola del Giglio, quando un turista (non sapendo quale putiferio politico-amministrativo e mediatico avrebbe scatenato) ebbe la fortuna di realizzare foto eccezionali di una foca vicino alla costa della spiaggia del Campese, documentando le evoluzioni, davanti a molte persone incredule, di quello che sembrava un unico animale, tanto che esperti e ambientalisti pensarono ad un giovane maschio errante.

Ma un'analisi attenta ha rivelato una cosa sorprendente: «Gli esperti del Gruppo Foca Monaca hanno chiesto e ottenuto l'intero il set di immagini scattate al Giglio con macchina digitale professionale e da una accurata analisi delle stesse, anzi proprio da alcune delle immagini scartate perché ritenute di qualità insufficiente, é emerso il dato del tutto inaspettato anche dal fotografo stesso: le foche in questione erano in realtà due e in particolare gli esperti affermano che senza ombra di dubbio si sia trattato di una femmina adulta che si rendeva visibile perché impegnata a sottrarsi alle avances irruente di un maschio dominante. Questo ci ha dimostrato come sia importante analizzare con esperienza e cura le segnalazioni e gli avvistamenti che le cronache spesso riportano, in maniera da poter fornire un quadro d'insieme che è essenziale se si ha voglia di conoscere e proteggere questa specie nei nostri mari».

Se le analisi delle foto del Giglio sono giuste saremmo di fronte ad una novità e ad una conferma: gli avvistamenti del Giglio (e di Scoglitelle , isolotto Gavi, Ponza e Zannone) non sarebbero più un episodio di un comportamento noto delle giovani foche monache ma la prima segnalazione da anni di un maschio e una femmina in età riproduttiva nei mari italiani (e molto a nord); il Giglio e l'Arcipelago Toscano si confermerebbero una delle possibili teste di ponte per l'espansione dell'areale delle foche e gli ultimi avvistamenti a Montecristo negli anni '70 e le notizie su una coppia di foche presente proprio al Giglio addirittura negli anni '90 sarebbero non più un bel ricordo ma una nuova possibilità per l'intero Arcipelago toscano ed il suo mare protetto e da proteggere.

Emanuele Coppola, documentarista e promotore del Gruppo Foca monaca ha sottolineato che «Questa lunga estate di avvistamenti ha portato alla ribalta la specie che, purtroppo nel passato, molti esperti avevano data per praticamente estinta. I segnali che arrivano da più aree delle nostre coste ci fanno invece credere che la situazione sia molto promettente. Il nostro Gruppo, fondato nel 1985 anche con il sostegno del Wwf,  raccoglie dati  e informazioni da 13 anni  che sono stati raccolti oggi in una speciale Mappa. Sono 27 gli avvistamenti che hanno potuto avere una validazione da parte del Gruppo Foca Monaca, a fronte di varie decine di segnalazioni che in molti casi sono state giudicate dubbie o non sufficientemente supportate da elementi certi. L'animale ha dunque frequentato in questi anni le coste della Sardegna, delle Isole Egadi in Sicilia, dello Ionio, della Puglia, della Toscana e delle Isole Pontine. La validazione segue un preciso protocollo e questi avvistamenti dimostrano la presenza di alcuni nuclei di Foca monaca nelle nostre acque e addirittura in alcuni casi un'attività riproduttiva nel nostro paese. Queste affermazioni sono il frutto di meticolosi controlli sulle informazioni pervenute, confrontati con l'esperienza diretta sulla specie da parte degli esperti del Gruppo, esperienza che deriva dall'altra importante attività svolta dal Gruppo stesso, che consiste nel guidare piccoli gruppi di appassionati in visite alle aree di studio in Turchia, dove il contatto diretto con i rari animali e' possibile e quasi garantito».

La notizia che la foca del Giglio in realtà erano due arriva alla fine di un'estate particolarmente ricca di avvistamenti di foche lungo le coste italiane, ed il Wwf sottolinea che questo avviene «In condizioni in cui le comunità e gli "uomini di mare" hanno scarse informazioni sulla specie e su come gestire queste situazioni», come hanno dimostrato anche le incredibili reazioni negazioniste di molti dei nuovi amministratori comunali gigliesi, uno dei quali siede addirittura nel Direttivo dell'Ente Parco.

Secondo Camilla Crisante, presidente del Wwf  Abruzzo, «"E' importante poter preparare le comunità ad un possibile ritorno della specie non solo attraverso gesti simbolici ma altresì divulgando il più possibile, anche con l'aiuto di esperti e gruppi che si dedicano da anni a questa specie, informazioni più aggiornate possibili sulle condizioni di vita delle foche monache nel Mediterraneo, Va vista proprio in questo quadro l'attività' che viene svolta dal Gruppo Foca Monaca; attività senza la quale non potremmo avere conoscenza dello stato della presenza di un gioiello del Mediterraneo, una tra le specie più rare al mondo».

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