[23/10/2009] News

Anticipazioni World energy outlook: le crisi regalano un -3% di Co2 - di Gianfranco Bologna

ROMA. In occasione dei recenti Climate change talks, tenutisi a Bangkok dal 28 settembre al 9 ottobre scorsi, e dedicati al lavoro negoziale per raggiungere un Trattato sul clima che i governi di tutto il mondo dovrebbero approvare e sottoscrivere alla 15° Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite prevista a Copenaghen nel prossimo dicembre, l'International Energy Agency  (www.iea.org) ha anticipato alcuni contenuti dell'imminente "World Energy Outlook 2009" che sarà reso noto il prossimo 10 novembre.

Secondo lo IEA, la crisi finanziaria ed economica che ha attraversato le società del mondo ha esercitato un considerevole impatto sul settore energetico a livello planetario. Le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere scese di un 3%, fatto assolutamente inedito negli ultimi 40 anni, nell'ambito dei quali abbiamo sempre assistito ad una crescita delle stesse (anche se in realtà, come evdienziamo nell'articolo sotto, ci sono inetressanti differenze geografiche, ndr) . Ciò potrebbe significare una possibile discesa delle emissioni di un 5% al 2020 rispetto ai dati che la stessa Agenzia aveva fornito appena un anno fa nel suo precedente "World Energy Outlook".

Questa situazione economica viene comunque considerata dall'Agenzia una straordinaria opportunità per avviare il sistema energetico globale sulla traiettoria di una stabilizzazione delle emissioni di gas serra tanto da portare la concentrazione degli stessi nella composizione chimica dell'atmosfera alle 450 parti per milione (ppm) di CO2 equivalente, in linea con l'obiettivo di non sorpassare i 2°C della temperatura media globale del pianeta rispetto alla temperatura presente in epoca preindustriale.

Il direttore esecutivo dell'IEA, Nobuo Tanaka, ha voluto presentare questo estratto dell'Outlook 2009 al meeting di Bangkok, proprio per sollecitare l'urgenza di un vero cambiamento delle politiche dei vari paesi verso un futuro ad energia pulita ed il successo dei negoziati che stanno conducendo a Copenaghen sono, da questo punto di vista, diventa cruciale.

Il messaggio di Tanaka è stato molto chiaro e semplice: se il mondo continua a basarsi sugli attuali modelli di trasformazione energetica le conseguenze sul cambiamento climatico saranno realmente severe. La problematica energetica è al cuore del problema ed è anche al cuore della sua soluzione. Lo scenario IEA relativo alle 450 ppm di CO2 richiedono l'avvio concreto ed urgente di una Green Economy (l' IEA ancora intriso del mito della crescita la definisce una Green Growth).

Ogni anno di ritardi, secondo l'IEA, aggiunge un extra  di 500 miliardi di dollari USA agli investimenti necessari tra il 2010 ed il 2030 per la ristrutturazione del settore energetico.

Per raggiungere una rivoluzione energetica, sempre secondo l'IEA, sono necessari investimenti aggiuntivi per 10.000 miliardi di dollari USA tra il 2010 ed il 2030, equivalenti allo 0,5% del Prodotto Globale Lordo del pianeta nel 2020 che raggiungerebbe l'1,1%  del GDP al 2030.

La nota di James Russell del Worldwatch Institute, apparsa il 15 ottobre scorso dal titolo "Fossil Fuel Production Up Despite Recession" (vedasi il sito www.worldwatch.org), è altrettanto chiaro. La produzione mondiale di combustibili fossili, petrolio, carbone e gas naturale, è incrementata del 2.9% nel 2008 raggiungendo i 27.4 milioni di tonnellate di petrolio equivalente al giorno. Sebbene la crisi economica ha causato un temporanea caduta nella domanda il trend di lungo periodo appare abbastanza chiaro. Il consumo dei combustibili fossili nei paesi in via di sviluppo ha sorpassato quello dei paesi sviluppati. Con una popolazione quattro volte maggiore ed un'ampia richiesta di sviluppo economico per raggiungere migliori standard di vita e di consumo, i paesi in via di sviluppo vedranno ulteriormente crescere l'utilizzo energetico nel futuro.

Il carbone ha guidato la crescita nel consumo di combustibili fossili negli ultimi sei anni. Nel 2000 il carbone provvedeva al 28% della produzione mondiale di energia da combustibili fossili, paragonata al 45% per il petrolio. Ma nel 2008 la produzione di carbone ha raggiunto i 9.1 milioni di tonnellate al giorno  rappresentando un terzo della produzione di energia dovuta ai combustibili fossili con un 0.7% di incremento rispetto al 2007. La crescita nel consumo di carbone in Cina sin dal 2000 fa apparire molto piccola la crescita di tutte le altre nazioni considerate insieme. L'India che è seconda nella crescita, aggiunge meno di un ottavo di maggiore consumo di carbone rispetto a quello della Cina nello stesso periodo.

Globalmente la maggiore crescita della produzione di carbone è destinata alla generazione di elettricità. La Cina mira a ridurre l'intensità energetica della sua economia del 20% nel periodo dei suoi piani di pianificazione 2006-10, in parte incrementando l'efficienza degli impianti del 4%. I dati industriali suggeriscono che questo obiettivo sia già stato sorpassato nel 2007. Negli Stati Uniti la costruzione di nuovi impianti a carbone è stata scoraggiata dalle aspettative sulle normative riguardanti la regolazione dei gas ad effetto serra, nonché dai costi dei materiali e dall'opposizione pubblica. Ma nonostante gli incrementi marginali nell'efficienza dell'utilizzazione, il carbone continua a costituire il combustibile fossile maggiormente inquinante.  

La recente nota del grande ambientalista Lester Brown, presidente dell'Earth Policy Institute e fondatore del Worldwatch Institute, (apparsa sul sito dell'Earth Policy Institute www.earthpolicy.org dal titolo "U.S. Headed for Massive Decline in Carbon Emissions" ) è veramente molto interessante. Brown ci ricorda che le emissioni di carbonio negli Stati Uniti  si sono ridotte, negli ultimi due anni a partire dal 2007, del 9%. Questa riduzione è dovuta in parte alla recessione economica, in parte all'efficienza energetica, in parte alla sostituzione del carbone con gas naturale, energia eolica, solare e geotermica.

Giustamente Brown si domanda come sia possibile che, per tanti anni, i membri del Congresso USA abbiano sempre insistito non sulla difficoltà ma, addirittura, sull'impossibilità di ridurre le emissioni. Secondo Lester Brown  (del quale è uscito in questi giorni la quarta versione aggiornata del suo bellissimo "Plan B 4.0", che sarà pubblicato, come è avvenuto per la versione 1 e 3, ancora da Edizioni Ambiente in Italia, a mia cura) gli Stati Uniti hanno terminato il secolo di emissioni di carbonio e sono ora entrati in una nuova era energetica, dove le emissioni cominciano a declinare. Nel 2008 l'utilizzo di petrolio è sceso del 5%, il carbone dell'1% e le emissioni di carbonio del 3%. Le stime del Dipartimento dell'Energia (DOE) per il 2009 per i primi nove mesi prevedono un declino del petrolio del 5% e del carbone , addirittura, del 10%.

Ci sono segni significativi di una rivoluzione energetica  in atto. In un periodo come questo è necessario considerare anche il "bicchiere mezzo pieno" .  

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