[15/10/2009] News toscana

Acquisti verdi, nel Comune di Firenze bene carta e plastica, inerti non pervenuti

FIRENZE. «Potenziare i mercati di sbocco dei materiali da riciclare è un obiettivo urgente a cui devono mirare le istituzioni», soprattutto nel momento in cui nel dibattito si affaccia il dato (comunque positivo) dell'aumento al 36,5% della differenziata in Toscana dopo 6 anni di immobilità intorno al 33%. Sono quindi necessarie «azioni concrete di sostegno al mercato del compost e di alcune frazioni come la plastica, rendendo più stringente l'applicazione della normativa nazionale in materia di acquisti verdi e sostenendo sussidi agli agricoltori per l'uso del compost prodotto localmente».

Parole che ieri il presidente di Cispel Toscana, Alfredo de Girolamo, affidava alle pagine dell'inserto Centro-nord del "Sole 24 ore", e che aggiungono un altro tassello al dibattito riguardo all'applicazione della normativa regionale (in particolare la lr 61/07) e nazionale (in particolare il dm 203/03) sugli acquisti di materiale riciclato da parte delle amministrazioni e delle società a prevalente carattere pubblico.

E che la questione non sia da poco lo si può intuire dal dato (fonte: ministero Ambiente) per cui gli acquisti effettuati dalle pubbliche amministrazioni nei paesi Ue ammontavano nel 2002 a 1500 miliardi di euro, cioè il 16,3% del Pil comunitario (ad oggi, secondo Ispra, il dato è cresciuto al 18%), e dal fatto che il dato italiano è - secondo Ispra - del 17%. Se già gli obiettivi minimi di legge fossero rispettati, quindi, si avrebbe una componente molto significativa del Prodotto lordo derivante da processi di riciclo dei materiali.

Così, però, come tante volte abbiamo visto, non è: solo in alcuni casi, infatti, e per motivi e responsabilità già discussi, le pubbliche amministrazioni ottemperano agli obiettivi minimi di acquisto di materiale riciclato (in tutto o in parte) posti dalle normative vigenti, mentre più spesso si riscontra una loro inosservanza.

Non è però questo - almeno secondo quanto dichiara Riccardo Pozzi, dirigente dell'ufficio Città sostenibile del comune di Firenze - il caso del comune capoluogo della Toscana, almeno per quanto attiene alla carta e alla plastica, mentre per il dato sugli inerti è necessario un ulteriore approfondimento.

Secondo Pozzi, infatti, che parla anche per conto dell'assessore comunale all'Ambiente Cristina Scaletti, «da quanto risulta il dato sulla carta riciclata è almeno del 50%, anche se probabilmente esso in realtà è più alto, mentre per la plastica siamo intorno al 40% come previsto dagli obblighi di legge regionali. Ma va detto che solo dal 2008 in poi il valore ha raggiunto questo livello in fase di predisposizione degli appalti».

«Per ora - prosegue - la plastica che oggi è disponibile in seguito a processi di riciclaggio deriva da materiale non selezionato, e la qualità è quindi scadente: quindi essa si presta a realizzare poche cose. Per esempio, le penne in plastica riciclata le compriamo in Germania, essendo quelle ivi prodotte di migliore qualità perchè sono ricavate dai soli elettrodomestici. Se c'è una legge che prevede di fare acquisti in materiale riciclato, ma poi non si verifica che si ricavi materiale di qualità, allora la legge non è fatta bene».

E questo si sapeva, nel senso che anche una legge che, solo per citarne un difetto, prevede la presenza di controlli e sanzioni, ma non prevede forme di vigilanza sull'effettiva operatività di essi (cioè non prevede "controlli sui controllori"), non è una legge riuscita. Comunque, lo spirito della normativa è proprio quello di attivare un meccanismo virtuoso che porti sì a una migliore qualità, ma passando attraverso la creazione di un mercato e dei relativi meccanismi concorrenziali. E, comunque sia, la qualità del prodotto è garantita, almeno teoricamente, dall'iscrizione dei materiali al Repertorio del riciclaggio come da art.6 del dm 203/2003.

«Si, ma all'atto pratico occorre lavorare per una migliore qualità, fare in modo che le filiere producano un prodotti di effettiva qualità, e questa è una parte debole di tutta la questione del riciclo, non solo del comparto della plastica. Peraltro, essendo il comune di Firenze investito del ruolo di coordinatore delle agende 21 dei comuni di tutta la Toscana, dobbiamo agire per introdurre elementi di miglioramento anche partendo "dal basso": è utile cioè che una norma di legge "esterna" imponga limiti minimi di acquisto dei materiali, ma occorre agire anche "dall'interno". E questo faremo: peraltro proprio lunedì prossimo avremo la riunione del gruppo di lavoro delle agende 21 sul tema dei rifiuti, e parlerò della questione in quella sede».

Quindi, nell'ottica di stimolare, dall'alto dell'ottenuto raggiungimento degli obiettivi minimi di acquisti verdi da parte di Firenze, l'adempienza alle normative anche da parte dei (molti) comuni toscani che invece sono tuttora al di sotto dei valori minimi, cosa farete?

«Guardi, il mio compito è quello di fornire strumenti atti a sensibilizzare, oltre alla popolazione, le altre realtà locali. Insieme al comune di Capannori, ad esempio, abbiamo in progetto un manuale-guida in cui presenteremo delle ricerche che dimostrano che, una volta che viene superato il livello dell'80% delle raccolta differenziata, essa si auto-finanzia, perchè si sviluppa una filiera, si abbassano i costi e così via. E sto parlando proprio dei soli costi economici, senza conteggiare quelli indiretti (come ad esempio le minori spese sanitarie) associati ad una buona gestione del ciclo integrato dei rifiuti».

Comunque, il dato del comune di Capannori, validato da Arrr per il 2008 è al 69,1%: un ottimo risultato sicuramente (si tratta del secondo posto, tra i comuni regionali, dopo l'86,5% di Montespertoli), ma non si tratta dell'80% citato come soglia oltre cui si svilupperebbe questa "economicità" del ciclo.

«Comunque sia, sussiste una certa soglia oltre la quale la Rd non è più una spesa aggiuntiva, ma diventa conveniente anche dal punto di vista strettamente economico: e se poi ci aggiungiamo i benefici sanitari e ambientali, e puntiamo ad una loro quantificazione, allora la convenienza diventa ancora più evidente nei termini di bilancio (In realtà proprio ieri Il Tirreno riportava l'allarme contenuto nella relazione al bilancio di Ascit - società che raccoglie i rifiuti a Capannori - con una situazione debitoria di 17,8 milioni di euro, in parte causata anche dai maggiori costi derivati dal porta a porta, ndr)».

In chiusura, qual è il dato relativo agli inerti riciclati, nel fabbisogno della pubblica amministrazione fiorentina?

«E' un dato che va ancora elaborato, per ora non ho a disposizione statistiche precise. Comunque, a questo proposito, sarebbe utile che ogni comune e ogni P.A. della regione venisse messo in migliore condizione di capire le esatte percentuali cui devono riferirsi, e andrebbe attuato un meccanismo di controllo, che parta dalla situazione attuale e possa "vigilare" sul progressivo adempimento degli obblighi. Parlo di un foglio on-line, uno schema facilmente accessibile a tutti: e a questo proposito ho intenzione di chiedere a tutti i comuni afferenti alle agende 21 (magari con la collaborazione dell'Agenzia recupero risorse regionale) di mandarci i dati attuali, in modo da fare appunto un bilancio dettagliato sulla situazione, e poi poter monitorare anno per anno come proseguono le cose».

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