[12/10/2009] News

Manifesto appello per la messa in sicurezza del territorio, la rottamazione edilizia, un'edilizia sostenibile

ROMA. La tragedia di Messina è solo l'ultimo degli eventi luttuosi che dimostrano quanto siano devastanti le conseguenze di una cattiva gestione del territorio, dell'assenza di un'efficace azione di sua tutela e delle gravissime carenze della politica urbanistica ed edilizia degli ultimi sessant'anni.

Di fronte a ciò è indispensabile avviare una nuova politica nazionale per il governo del territorio che individui gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti da utilizzare e le risorse da mobilitare.

In merito ad essa noi affermiamo che l'uso parsimonioso delle risorse non riproducibili, come il suolo, debba essere il riferimento strategico da adottare per la definizione di una politica territoriale che individui come prioritarie:
• la rottamazione degli immobili privi di qualità, non antisimici e
ubicati in aree non idonee;
• la messa in sicurezza del territorio e l'implementazione di efficaci
forme di monitoraggio e gestione dei rischi che contraddistinguono strutturalmente il nostro paese;
• il rafforzamento delle forme di tutela delle aree e dei beni finalizzate
alla conservazione dell'ambiente, dell'ecosistema e delle sue componenti primarie, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico;
• l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente.

Il nostro benessere dipende anche dalla qualità dell'edilizia e dell'organizzazione urbana e territoriale che sappia tutelare con rigore ciò che resta dell'integrità e della bellezza del paesaggio. Solo in questa prospettiva riteniamo che i nuovi interventi edilizi ammessi dalla legislazione statale e regionale possano costituire un'opzione percorribile e tale da arricchire il Paese e non solo alcuni proprietari d'immobili.

Invece, l'impostazione proposta dall'Intesa Stato-Regioni del 1° aprile
2009 sul cosiddetto "Piano Casa" e la conseguente legislazione regionale da essa discesa si rivela:
• pericolosa, perché non dà priorità alla messa in sicurezza del
patrimonio edilizio e del territorio;
• insostenibile, perché continua a promuovere un modello di benessere
legato alla quantità delle risorse consumate e non alla riqualificazione delle dotazioni e del patrimonio esistenti;
• iniqua, perché non prevede meccanismi idonei a intercettare quote dei
vantaggi privati, connessi alla deregolamentazione edilizia e urbanistica da destinare all'attuazione di azioni di recupero e riqualificazione delle città e del territorio;
• inadeguata rispetto all'emergenza abitativa, perché incentiva l'aumento
ulteriore di vani, già potenzialmente sufficienti alle esigenze abitative, senza favorirne la loro locazione residenziale.

È dunque necessario chiedere l'accantonamento delle misure del cosiddetto Piano Casa in favore di programmi di intervento coordinati di risanamento, manutenzione e gestione del territorio e del patrimonio abitativo, di tutela del paesaggio e della biodiversità.

Ci appelliamo a tutte le forze politiche affinché sia avviato un confronto serrato in tutte le sedi istituzionali chiamate in causa (il Parlamento, il Governo, le Regioni e gli enti locali), per la definizione di una rinnovata agenda per il governo del territorio.

In questo contesto eventuali misure di sostegno all'edilizia devono essere corrette rispetto a quanto stabilito dall'Intesa Stato-Regioni del 1 aprile 2009 e dalle successive norme regionali, al fine di:
• incentivare il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio
favorendo la rottamazione (con eventuale "spostamento") degli edifici pericolosi che sorgono in zone a rischio o privi di qualità, riconoscendo priorità di intervento alle aree ad elevato rischio idrogeologico;
• subordinare ogni incentivo al miglioramento di almeno due classi di
efficienza energetica rispetto all'immobile modificato o rottamato, all'osservanza delle norme antisismiche e alla predisposizione del fascicolo di fabbricato;
• proteggere l'integrità delle aree agricole stabilendo che gli interventi
edilizi su fabbricati rurali, ove ammessi, siano strettamente funzionali alla conduzione del fondo agricolo e solo se accompagnate da apposite misure di massima tutela del territorio;
• legare il prelievo degli introiti derivanti dagli oneri di
urbanizzazione comunali al loro utilizzo in investimenti pubblici in aree verdi, infrastrutture di trasporto pubblico, aree pedonali e piste ciclabili, escludendo l'utilizzo del gettito per la spesa corrente così come qualsiasi detrazione o riduzione per interventi ammessi dalle norme straordinarie di sostegno all'edilizia;
• procedere ad una revisione dell'ICI e dell'IRPEF al fine di favorire
l'uso parsimonioso del suolo, la riqualificazione energetica e la locazione residenziale degli immobili;
• rafforzare la capacità operativa dei soggetti preposti alla
pianificazione paesaggistica ed urbanistica, alla tutela del patrimonio culturale e naturale e al contrasto degli abusi invece che privilegiare misure straordinarie non coordinate ed estemporanee di sostegno all'edilizia.

 

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