[09/10/2009] News

L’Uganda ripianta la foresta con il Protocollo di Kyoto

LIVORNO. Pini ed un mix di alberi autoctoni saranno piantati nelle praterie della Rwoho Central Forest Reserve, nello spartiacque superiore del Lago Vittoria, in Uganda. Un progetto che permette all'Uganda di diventare il primo Paese africano a mettere in atto un'iniziativa di riduzione dei gas serra attraverso la riforestazione che rientra nell'ambito del protocollo di Kyoto.

Il Nile Basin Reforestation Project è già stato avviato dall'Autorità nazionale delle foreste (Nfa) dell'Uganda in collaborazione con le comunità locali e utilizzando i finanziamenti del BioCarbon Fund della Banca mondiale.

Il country manager della Banca Mondiale per l'Uganda, Kundhavi Kadiresan, ha spiegato che «Questa è una pietra miliare per l'Uganda, soprattutto in considerazione della difficoltà per sviluppare progetti di rimboschimento fino alla fase di approvazione definitiva. Sono lieto che, oltre a fornire risorse materiali e finanziarie, il progetto preveda inoltre di produrre fino a 700 posti di lavoro per la popolazione locale».

L'area interessata dal progetto sarà rimboschita al 75% con Pinus caribaea, una pianta a rapida crescita proveniente dai Caraibi che è già stata introdotta e testata in Uganda. Il 20% della nuova foresta sarà composta da Maesopsis eminii, un grande albero della foresta africana, e il restante 5% da  Prunus africana, un sempreverde la cui corteccia è apprezzata per le sue virtù medicinali.

Quello partito in Uganda è uno degli otto progetti di riforestazione che sono stati approvati fino ad ora in tutto il mondo nell'ambito del Clean development mechanism del Protocollo di Kyoto ed il terzo ad utilizzare i dollari del BioCarbon Fund, un partenariato pubblico/privato avviato nel 2002 con 100 milioni di dollari, e che prevede finanziamenti per la riduzione delle emissioni di gas serra, dando agli  agricoltori ed alle comunità rurali un nuovo valore per i loro terreni agricoli e foreste, in quanto forniscono reddito come pozzi per la cattura e lo stoccaggio naturale di CO2. Attraverso il Fondo., Banca mondiale e Paesi Ocse "acquistano" progetti di riduzione dei gas serra nei Paesi in via di sviluppo in quelli emergenti.

Il manager del BioCarbon Fund Ellysar Baroudy «Il progetto Uganda è il primo di numerosi progetti dell'' United Nations Clean Development Mechanism in linea con la registrazione e può portare a forti co-benefits, compresi redditi più elevati per le comunità locali e una maggiore capacità di resilienza climatica».

Il Nile Basin Reforestation Project  dovrebbe riuscire a sequestrare circa 110.000 tonnellate equivalenti di CO2 entro il 2012 e 290.000 entro il 2017.

Si tratta di riforestare un'area che era già ricoperta da alberi che sono stati abbattuti dando luogo anche a gravi fenomeni erosivi e diminuzione della portata dei corsi d'acqua. Le causa sono da ricercare negli incendi annualmente appiccati dai raccoglitori di miele e dai cacciatori, e dalla pratica del "taglia e brucia" con la quale le comunità locali fanno spazio all'agricoltura di sussistenza e all'allevamento di bestiame. Inoltre, il disboscamento illegale è cresciuto con l'aumento della richiesta di carbone che ha intaccato anche ola foresta vergine.

La scelta di piantare alberi a rapida crescita è dovuta proprio al fatto che la Nfa punta molto sulle risorse del legname che sono di fondamentale importanza per soddisfare la crescente domanda di legno e ridurre la pressione su quel che resta delle foreste autoctone.

La "piantagione" del Bacino del Nilo, di 2.137 ettari, sarà divisa in 64 blocchi, compresi in cinque piccoli progetti del Clean Development Mechanism. Un'organizzazione a "moduli" che punta sia al coinvolgimento di potenziali investitori privati che delle comunità locali.

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