[08/10/2009] News

Dossier Aci-Censis: la crisi rende la mobilità più sostenibile. Durerà?

LIVORNO. Quanto è distante una mobilità più sostenibile in Italia? Una efficace fotografia l'ha fatta l'Aci in collaborazione con il Censis nel rapporto presentato stamani dal titolo "Da una congiuntura costrittiva ad una mobilità eco - compatibile" . Non sono rose e fiori, ma alcuni dati sono interessanti almeno per capire il trend. Ad un anno dal precedente rapporto, «gli automobilisti hanno rimodellato stili di consumo della mobilità che forse potranno costituire le basi per un modello di mobilità più attento, meno "sprecone" e quindi più empatico con l'attenzione all'ambiente, con il rispetto verso l'altro e con un "morigerato" modo di soddisfare i propri bisogni».

Ma quali sono i sintomi di questo aggiustamento e quali le criticità da rimuovere per consentire che i comportamenti "virtuosi", influenzati dal ciclo economico, riescano a sedimentarsi nel breve e nel lungo periodo (sapendo che le opzioni di scelta dei singoli individui non possono non essere influenzati dal sistema di offerta nel suo complesso soggetti economici, istituzioni pubbliche, enti locali, mezzi d'informazione, ecc)?

Sul piano della mobilità agìta, dice il dossier,  «il primo dato da sottolineare è il seguente: su 100 automobilisti intervistati - in concomitanza con la crescita del prezzo della benzina a 1,5 euro - 79 hanno continuato ad utilizzare l'auto con la stessa intensità, mentre 21 ne hanno ridotto l'utilizzo. Quando - a seguito della crisi economica - il prezzo del greggio e della benzina si è ridotto fino a circa 1,15 euro dei 21 che avevano scelto di ridurne l'uso, 8 hanno ripristinato le antiche abitudini mentre 13 hanno continuato a perseguire un modello di mobilità auto dipendente meno intenso. In concreto (figura 1) 13 automobilisti su 100 hanno consolidato un uso più"attento" della propria automobile. In termini aggregati si assiste quindi ad una riduzione rispetto allo scorso anno:

° del numero di km percorsi (da 16.300 a 15.700);

° del numero di giorni d'uso (da 5,3 a 4,9);

° del numero di spostamenti giornalieri inferiori al kilometro (0,2 spostamenti/giorno contro 0,6);

° del numero di spostamenti effettuati nei giorni festivi (2,0 contro 2,2).

Interessante poi capire come si è fatto fronte a questa riduzione di mobilità automobilistica. Tre le opzioni di scelta più significative:

1) il mezzo pubblico che ha visto crescere l'utenza (+7,9 punti percentuali)

2) la bicicletta, in special modo nel Nord e nel Centro, con un incremento di 8 punti

percentuali

3) le 2 ruote con un incremento di 9,6 punti percentuali

Dunque il trasporto pubblico è in risalita, ma «permangono ancora rilevantissime quote di automobilisti che mai e poi mai rinuncerebbero all'uso della propria auto (circa il 47%, addirittura in crescita rispetto allo scorso anno quando i "mai senza auto" rappresentavano il 44,0% con una forte preponderanza di maschi) ma la fidelizzazione dell'attuale clientela attraverso politiche di customer (comfort dei mezzi, puntualità, corsie preferenziali, ecc.) deve restare un obiettivo duraturo sul quale investire».

L'attenzione all'ambiente - dice ancora il dossier -  non può più essere considerata come una "moda" culturale o ideologica. E' ormai entrata nei piccoli gesti di vita quotidiana (raccolta differenziata, uso più attento delle fonti energetiche, dallo spegnimento delle luci "inutili" alla lampadina a basso consumo, cultura del riciclo "fai da te") e forse con ancora più forza nell'attenzione degli automobilisti, che accolgono con minor contrasto rispetto al passato la limitazione al traffico, che guardano con interesse agli incentivi in chiave antinquinamento, che si orienterebbero con maggiore attenzione all'acquisto di mezzi a GPL o a metano». Se questo dato, raccolto attraverso interviste, verrà confermato anche nei prossimi anni, si tratta di un risultato assai significativo e per far sì che questo accada, Aci e Censis giustamente dicono che «il consumatore non può essere lasciato solo nelle scelte. Occorre - attraverso politiche di fiscalità piuttosto che di adeguamento delle reti (pensiamo alle catene distributive di GPL o Metano, ai progetti di bike e car sharing, ecc.) offrire opportunità sistemiche capaci di tramutare i buoni propositi in azioni concrete».

Se infine, come viene spiegato nel dossier, «la crisi economica ha probabilmente prodotto un altro significativo risultato in relazione ai comportamenti individuali sul versante degli stili di consumo e di acquisto» in quanto «si guarda "al prodotto auto" non come oggetto da esibire ma come prodotto funzionale alle proprie esigenze» allora effettivamente la mobilità sostenibile non sarebbe più un miraggio.  Approfondiremo ancora nei prossimi giorni nel dettaglio i dati del dossier.

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