[08/10/2009] News

Giappone fa shopping di quote di CO2 in Europa orientale

LIVORNO. Ieri il Giappone ha reso noto di aver acquistato quote di emissioni di C02 in Lettonia. Secondo il "The Japan Times", che riporta fonti del governo, «Il Giappone ha acquistato i diritti direttamente dallo Stato Baltico nell'ambito del cosiddetto green investment scheme, un meccanismo che appartiene al quadro del commercio internazionale delle emissioni  che prevede che i Paesi acquirenti di diritti di emissione possano utilizzare i fondi per progetti volti a ridurre le emissioni di gas serra».

A marzo il precedente governo liberaldemocratico aveva utilizzato un meccanismo simile per acquisire diritti di emissione in Ucraina e la settimana scorsa ha fatto shopping di CO2 in Repubblica Caca. Secondo l'agenzia Kyodo News, il contratto con la Lettonia prevede l'acquisizione di diritti di emissione per 1,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Il Giappone, quinto più grande emettitore di gas serra del pianeta, ha molte difficoltà a rispettare i suoi obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni previsti dal Protocollo di Kyoto (6% in meno rispetto ai livelli del 1990 nel periodo 2008 - 2012) ed il nuovo governo guidato dal Partito democratico dovrà affrontare prima questo scoglio per poter davvero mettere in atto le politiche per giungere alla riduzione del 25% delle emissioni entro il 2020 che ha promesso.

Infatti, per rispettare l'obiettivo del 6% in meno il Giappone è costretto ad andare all'estero ad acquistare diritti di emissione, altrettanto fanno le altre nazioni industrializzate dell'Annex I del Protocollo di Kyoto, almeno quelle che non appartenevano al blocco comunista che sta "beneficiando" del calo di emissioni dovuto alla disastrosa crisi dell'industria pesante dopo il crollo dell'Urss e dell'economia pianificata del socialismo reale.

E' proprio dietro l'ormai dimenticata "cortina di ferro" che i giapponesi vanno a fare il loro shopping ed uno dei Paesi che vende di più e meglio è la Repubblica Ceca che la settimana passata ha venduto al Giappone 20 milioni di carbon credits, che a Praga aveva già comprato un bel pacchetto di  quote di emissioni all'inizio dell'anno.

Secondo il protocollo di Kyoto, la Repubblica Ceca dovrebbe ridurre le sue emissioni di CO2 dell'8% 2012, ma il Paese, come gli Stati baltici e tutti gli ex satelliti europei dell'Urss (che pure hanno una produzione energetica molto inquinante e dominata dal carbone),  sta facendo molto di più: fino ad oggi il calo della CO2 rispetto ai livelli del 1990 è del 24%, praticamente la brutale ristrutturazione-dismissione delle industrie di Stato obsolete e la crisi economica  hanno consegnato al governo ceco 140 milioni di unità di carbon credits da mettere in vendita.

Secondo la Banca mondiale, nel mondo nel 2008 sarebbero state scambiate 4,8 miliardi di tonnellate di CO2, per un valore di 126 miliardi di dollari, il 61% in più che nel 2007: 3 miliardi di tonnellate, 63 miliardi di dollari, ma quasi 12 volte di più  del valore degli acquisti di quote di CO2 del 2005.

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