[07/10/2009] News

Il Wwf risponde alla Lega, la "bacinizzazione" del Po è una grande opera che farà aumentare il rischio idrogeologico

FIRENZE. Il Capo dello Stato invita a non progettare opere faraoniche ma ad intervenire con una diffusa azione "anti-dissesto" del territorio, input a cui il governo risponde picche: al Sud con la conferma del Ponte sullo Stretto venuta dal ministro Matteoli, al nord con Umberto Bossi che ripropone il progetto di quattro faraoniche dighe sul Po tra Cremona e Mantova che dovrebbero renderlo in gran parte navigabile.

Dalla Padania si scagliono contro gli ambientalisti da sempre contrari al progetto che secondo il Wwf Italia, rischia di dare il colpo di grazia al più grande fiume italiano. L'associazione ambientalista lo scorso luglio ha spedito alle Regioni Lombardia e Emilia Romagna e Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po) un dossier con dettagliate osservazioni tecniche. «La possibile "bacinizzazione" del Po con argini artificiali, dighe e opere connesse non faranno che aumentare il rischio idrogeologico, mettendo in pericolo la popolazione e compromettendo il territorio, come dimostrato da recenti studi- dichiarano dal Wwf- E' indispensabile invece una vasta ed organica azione di rinaturazione, come in parte previsto anche dal Piano di assetto idrogeologico necessaria per raggiungere del "buono stato ecologico" del fiume richiesto dalla Direttiva 2000/60/CE».

L'associazione ambientalista spiega che il progetto di bacinizzazione del Po è una riedizione, riveduta e corretta, del progetto di navigabilità "SIMPO" del 1963, nato, in una fase storica diversa, quando ancora le infrastrutture di mobilità via terra non erano così sviluppate e non era stata ancora accantonata la scelta di rendere navigabile il Po. «Purtroppo la Regione Lombardia e l'Aipo sono gli sponsor dell'iniziativa e sono stati già spesi 150.000 euro solo per una relazione di "attività e studi propedeutici" in merito- hanno continuato dal Wwf- Tutto senza tener adeguatamente conto della pianificazione vigente (es il Piano di assetto idrogeologico del Po che parla di "ripristino degli equilibri idrogeologici ed ambientali") o delle normative europee, come la Direttiva quadro acque 2000/60/CE per la quale l'Autorità di bacino del Po sta redigendo, un piano di gestione o la direttiva "Habitat" 43/92 visto che tre delle 4 dighe insistono su altrettante zone d'importanza comunitaria (Sic)» hanno concluso dall'associazione.

Un Paese che non ha memoria del passato non ha futuro, ma nel caso dell'Italia pare che non si traggono insegnamenti nemmeno dall'osservazione del presente.  

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