[05/10/2009] News

(Non) libera ricerca in libero mercato

LIVORNO. Una sconfitta. Come definire altrimenti la decisione del Cnr di puntare - stando all'intervista apparsa oggi su Affari&Finanza al presidente Luciano Maiani - sulle sinergie con i privati (acquisendo una quota in un fondo venture capital per investire rapidamente) nella certezza ormai che non ci saranno aumenti dei fondi statali? Ovviamente quanto sta (starebbe) accadendo ha una sua logica, ma che di sostenibile ha solo l'aspetto economico.

In questa fase storica di grave crisi ambientale la ricerca - che è paradossale definire neutra come dimostrano le parole dello stesso Maiani - dovrebbe essere orientata dai governi - e la leva sarebbe proprio quella dei fondi - esattamente in direzione della crisi stessa. Inoltre, da un punto di vista sociale, la ricerca dovrebbe anche puntare a risolvere problemi o almeno a approfondire le ricerche verso quelle problematiche della fascia debole della popolazione.

Quella che non sposta il mercato perché non sposta denaro, ma nei confronti dei quali un governo ‘illuminato' non può voltare la faccia. In questo caso il Cnr non ha tra i suoi settori quello della farmaceutica - chiaro esempio di dove si fa ricerca e dove no a seconda di chi utilizzerà o meno il farmaco stesso - ma egualmente ha settori troppo sensibili per essere lasciati alle logiche del business. Maiani spiega infatti che il Cnr è attivo «per il 20% nella biologia, per il 25% nella fisica della materia con le ricerche sulla stabilità idrogeologica dei territori, per il 17% nella chimica, per il 5% ciascuno in energia-trasporti e agricoltura-alimentare, per il 7-8% nelle materie umanistiche e nella tutela dei beni culturali».

Come esempi di "collaborazioni di successo" il presidente del Cnr segnala l'hard disk ad alta densità che amplia la capacità e la rapidità di storage (memorizzazione) e che sta per entrare in produzione dopo essere stato realizzato nell'ambito di un programma coordinato dal Cnr con partecipazioni illustri a livello europeo.

Proprio in seguito a questo ‘successo' e ad un altro molto interessante - una macchina in grado di prevedere gli tsunami in fase però ancora di sperimentazione - Maioni conclude la sua intervista dichiarando che, riguardo alle strategie future, "rafforzeremo l'impegno su energia e ambiente, e anche sull'alta tecnologia (..) visti i successi» di cui ha parlato.

Che c'è di male? Che questa è la dimostrazione di quanto la ricerca, se non aiutata dallo Stato, vada dietro al mercato perché diversamente non sopravviverebbe. Ricordiamo però che il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è - si legge sul sito ufficiale «Ente pubblico nazionale con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese».

Non solo questo obiettivo l'Ente lo vuole perseguire  anche «dopo la riforma attuata con il decreto legislativo N.127 del 4 giugno 2003, alla luce di una missione ambiziosa: rappresentare una risorsa da valorizzare per lo sviluppo socio - economico del Paese. Alla base, il convincimento che l'attività di ricerca e sviluppo, determinante per la competitività del sistema economico nazionale, possa generare nuova occupazione, maggior benessere e maggiore coesione sociale».

Si tratta dunque di capire come riuscire a far funzionare la ricerca a beneficio vero di tutti e non solo perché mossa dal mercato. Con la progressiva uscita dello Stato questo è impossibile, ma disgraziatamente sembra proprio la strada intrapresa dal nostro governo. In questa ottica la sostenibilità ambientale e sociale verrà ‘inseguita' dalla ricerca solo perché rappresenta un business e i privati sono disponibili a investirci, ma fino a quando e in che forma lo stabiliranno i privati stessi.

La ricerca dovrebbe in realtà poter spaziare e anche essere lasciata il più possibile libera, le grandi invenzioni sono arrivate da studi che non le avevano minimamente previste. La ricerca di stato sembra una terminologia nazista o da socialismo reale, ma di certo, dato che l'alternativa è confidare tutto nelle virtù taumaturgiche del mercato, il governo dovrebbe almeno ritagliarsi il ruolo - visto che si parla di un ente ancora pubblico come il Cnr - per orientare il suo istituto di ricerca nei settori che ritiene strategici e vitali.

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