[02/10/2009] News toscana

Sei richieste al governo per chiarire tutti i misteri dei rifiuti affondati in Toscana

GROSSETO. La vicenda delle navi dei veleni è tornata oggi sotto i riflettori della Toscana, dove nel mare antistante, secondo le dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, sarebbero state affondate forse navi ma comunque fusti contenenti rifiuti pericolosi.
A parlarne in una conferenza stampa il presidente della Legambiente Toscana Piero Baronti, il presidente della Commissione regionale ambiente Erasmo D'Angelis, il presidente del parco nazionale dell'arcipelago toscano Mario Tozzi ed Ermete Realacci deputato Pd che proprio ieri ha presentato una mozione sulla vicenda delle navi dei veleni assieme ad altri colleghi anche della maggioranza come Fabio Granata e Luca Barbareschi del Pdl.

«Troppi i segreti attorno a questa vicenda - hanno denunciato - e il governo non può continuare a rimanere in silenzio, ma servono impegni e al più presto risorse e tecnologie».
Baronti e D'Angelis hanno chiesto quindi «la verità sulle navi affondate» e che «l'indagine contro le ecomafie del Tirreno sia svolta nel minor tempo possibile», mentre «ad oggi il Governo è assente».

Sei sono le richieste che sono state fatte stamani al governo, a partire dal controllo dei fondali almeno del tratto dell'Arcipelago toscano a 10 miglia a nord di Marciana Marina, che potrebbe essere l'area di affondamento dei rifiuti.
Chiarire il mistero della nave fantasma affondata dalla ‘ndrangheta al largo di Livorno, secondo quanto ha rivelato il pentito Francesco Fonti e fare luce sulle rotte delle navi partite alla fine degli anni ottanta dai porti toscani di Livorno e Carrara, con destinazione Somalia o altri paesi africani.

Un chiarimento viene chiesto anche per quanto riguarda la presenza della portacontainer maltese "Toscana", avvistata a 10 miglia a nord di Marciana Marina alle 21 del 5 luglio scorso «con binocoli e seguita mentre con le gru gettavano oggetti fuori bordo che sembravano essere proprio container da 16 piedi, circa 5 metri» come si legge nel rapporto fatto all'autorità portuale livornese dall'equipaggio dell'imbarcazione tedesca Thales, che partecipa a progetti internazionali con Legambiente.

Serve inoltre impegnare risorse per effettuare una campagna di rilevamenti sui fondali con le migliori tecnologie disponibili per verificare se ci sono navi, bidoni, container o altri carichi zavorrati dalla criminalità, e per le segnalazioni di diversi rinvenimenti di bidoni pieni di oli esausti di provenienza industriale, rimasti impigliati nelle reti dei pescherecci.

Infine è necessario aumentare i controlli sui traffici di rifiuti industriali e sul loro smaltimento che, in gran parte, risulta fuori controllo.

Sono queste le richieste più urgenti avanzate nel corso della conferenza stampa di Legambiente Toscana dal Presidente Piero Baronti e dal presidente della Commissione territorio e ambiente del Consiglio regionale Erasmo D'Angelis.
Che non hanno però sottolineato come l'assenza di un adeguato sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti speciali nella regione possa aver contribuito alla pratica degli smaltimenti illeciti e che pertanto questa grave carenza- segnalata anche pochi giorni fa dall'assessore regionale all'Ambiente Anna Rita Bramerini- vada colmata prima possibile.

Riguardo all'inchiesta di fronte alla coste toscane, l'auspicio di Erasmo D'angelis è «che il lavoro di indagine della procura di Livorno possa contribuire a far luce sull'industria criminale dello smaltimento illegale dei rifiuti industriali e ad individuare manovalanza, mandanti e industrie colluse».

Ma è solo «un passo in avanti nell'accertamento della verità e pretendiamo - ha aggiunto D'Angelis- che il Governo Berlusconi garantisca risorse e mezzi navali per avviare prima possibile, e con l'urgenza che richiede la gravità del crimine, una campagna di rilevamenti sui fondali con le tecnologie disponibili per sciogliere ogni dubbio e restituire tranquillità alla popolazione garantendo l'economia costiera, la pesca e il turismo».

Per fare queste indagini ha detto Piero Baronti «diverse strutture regionali, dalla capitaneria di porto all'Arpat al presidente del parco dell'Arcipelago Mario Tozzi, possono già mettere a disposizione le prime strutture per le indagini e le ricerche» e che «le rivelazioni del pentito forniscono ulteriori elementi per avviare subito una massiccia operazione verità sia sugli affondamenti che nella gestione e nello smaltimento dei nostri rifiuti industriali. Non è possibile né accettabile che si continui a non controllare la loro destinazione finale».

Per Ermete Realacci «il silenzio del Governo su questa gravissima vicenda è assordante. Si tratta di una della pagine più buie del nostro paese su cui pesano quindici anni di omissioni, depistaggi, indagini chiuse spesso troppo frettolosamente», pertanto «torniamo a chiedere l'intervento dello Stato e la messa in campo di risorse, mezzi e tecnologie per far luce una volta per tutte su questa storia, a cominciare dalla ricerca delle altre navi che con tutta probabilità giacciono sui fondali dei nostri mari con il loro carico di rifiuti tossici e radioattivi».

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