[02/10/2009] News

La Sicilia in ginocchio in un Paese che non sa gestire il proprio territorio

GROSSETO. La Sicilia è in ginocchio per il violento nubifragio che si è abbattuto sull'intera costa ionica e che ha colpito in maniera raccapricciante la zona di Messina. Sono già tredici le vittime accertate, venti i feriti già ricoverati negli ospedali della provincia, che sono stati trasportati via mare a causa dell'inagibilità delle vie stradali per i crolli e altrettanti i dispersi ma il prefetto  Francesco Alecci, ha detto che il numero «è ancora incerto».

Il nubifragio ha causato frane e smottamenti che hanno fatto crollare intere palazzine in particolare in tre frazioni del comune di Messina: Giampilieri,  Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga. «A Giampilieri è un inferno. Sembra Sarno. E' franato un costone di una collina sopra le case» ha detto un operatore della protezione civile che sta lavorando nella frazione del Comune di Messina, per scavare scavando nel fango e sotto le macerie alla ricerca dei dispersi.

Ma non è solo la zona del messinese ad essere imperversata da violenti eventi atmosferici ; un forte nubifragio si è abbattuto anche su Palermo ieri sera e una tromba d'aria si è abbattuta sulle isole Eolie, seguita da una pioggia violenta che ha allagato alcune zone dell'isola. Una situazione che ha già fatto decretare lo stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri. Certo adesso è il momento di far fronte all'emergenza, cercare di recuperare il prima possibile le vittime nella speranza di salvare vite umane e dare soccorso ai superstiti.

Ma dopo che la prima fase sarà risolta, sarà comunque (o almeno sarebbe auspicabile) necessario interrogarsi sia sulle cause che determinano eventi atmosferici così violenti sia sugli effetti devastanti che questi determinano su un territorio che dimostra soprattutto in questi casi la sua estrema fragilità.

Non c'è dubbio che gli effetti sempre più evidenti dei mutamenti climatici, che determinano una alternanza tra periodi di grave siccità a fenomeni meteorologici avversi improvvisi e intensi, amplificano il pericolo che si verifichino eventi calamitosi. Da cui dovrebbe emergere l'importanza di non procrastinare gli impegni per frenare le cause  che questi effetti provocano, come invece sembra essere incline a fare l'attuale governo che per questo non riduce nemmeno i ritardi dei governi precedenti.

Come però è senza dubbio evidente che il dissesto idrogeologico che interessa oltre il 70% dei comuni del nostro paese rappresenta un problema di notevole rilevanza, che andrebbe affrontato con urgenza e con risorse congrue. Un problema che trae origine anche dai fattori naturali quali la conformazione geologica e geomorfologia e un'orografia relativamente giovane soprattutto in certe aree, che predispongono il nostro territorio a frane e alluvioni. Tuttavia non va sottaciuto il fatto che questa predisposizione naturale al rischio idrogeologico è stata fortemente condizionata dalla mancanza di pianificazione dell'uso del suolo che ha permesso la cementificazione (spesso ma non sempre abusiva) nelle aree naturali di espansione dei fiumi sino allo stesso alveo, la trasformazione dei fiumi in alvei rettificati e cementificati, il prelievo eccessivo (spesso ma non sempre abusivo anche in questo caso) di inerti, il disboscamento dei versanti, cui si aggiunge la colpevole mancanza di manutenzione del territorio. Tutti fattori che hanno concorso ad aggravare il rischio idrogeologico e la fragilità del paese.

Ci saranno adesso le solite enunciazioni sul fatto che tutto sarà messo a posto in tempi brevi, le solite passerelle dei politici, l'ineffabile attività della protezione civile (che meno male esiste e funziona) e le immancabili promesse di aiuti in termini di risorse per superare la crisi. Ma vale la pena ricordare che il piano) della Sicilia che vale 4 miliardi e che potrà avvalersi dei fondi Fas (l'unico al momento ammesso all'utilizzo di quei fondi che invece  tutte le altre regioni cui spetta stanno ancora aspettando) prevede di destinare il 30% delle risorse al capitolo delle grandi infrastrutture, in particolare su quelle viarie. Una scelta che pareva già poco oculata al momento in cui era stata fatta data le criticità della regione su servizi essenziali quali l'acqua e la gestione dei rifiuti che, sino ai tragici eventi di ieri che hanno ovviamente dettato le priorità, era divenuta nuovamente un'emergenza per l'intera regione. Ma che proprio alla luce della tragedia che sta colpendo in queste ore la Sicilia  rende del tutto inappropriata (se non addirittura grottesca)l'agenda degli interventi necessari per il territorio, che mettono al primo posto il ponte sullo stretto di Messina.

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