[01/10/2009] News

Il nucleare dell'Ape Maya non piace ai tedeschi

LIVORNO. Il 26 settembre, a urne chiuse e risultato elettorale definito, gli ambientalisti tedeschi hanno pensato tutti la stessa cosa: bisognerà mobilitarsi subito per impedire alla nuova coalizione di centro-destra di Angela Merkel di mettere in discussione la chiusura delle centrali nucleari.

I democristiani della Cdu-Csu e i liberali della Fdp non nascondono l'intenzione di voler prolungare la durata del funzionamento di alcune centrali nucleari "a fine vita", in attesa che le energie rinnovabili assumano un ruolo maggiore, una specie di furbesca via d'uscita rispetto all'impegno assunto nel 2000 dal Parlamento tedesco di un'uscita dal nucleare entro il 2020, scelta approvata dal governo socialdemocratici-verdi e poi confermata dalla Grosse Koalition Spd-Cdu-Csu alla quale ha messo fine il voto del 25 settembre.

Nonostante la vittoria, la Merkel sul tema del nucleare sembra essere in difficoltà e lunedì scorso si è limitata ad affermare che intende rispettare il suo programma elettorale: «Non ho intenzione di ritornare su quello che abbiamo promesso durante la campagna elettorale».

Ma c'è da giurare che il tavolo del nuovo governo giallo-nero sarà ingombro, con 17 centrali nucleari ancora in servizio in Germania e che secondo il ministero dell'ambiente tedesco producono un quarto dell'energia elettrica del Paese.

Intanto associazioni ambientaliste come Ausgestrahlt e Bund avvisano la Merkel: «Se il governo ha l'intenzione di cedere alle richieste della lobby del nucleare, deve attendersi una resistenza accanita» e Lutz Mez, un noto politologo o della libera università di Belino, manda a dire alla riconfermata cancelliera e ai liberali: «Se la Germania rinuncia al suo ruolo guida in materia di uscita dal nucleare, il governo ne pagherà il conto politico».

I Verdi, usciti rafforzati dalle elezioni insieme all'altrettanto antinucleare Die Linke, hanno già annunciato battaglia parlamentare contro ogni rinvio dell'abbandono del nucleare, che una dei loro leader, Renate Künast, definisce «la priorità delle priorità» dei Grünen».

Ma quello che probabilmente teme di più in questo momento la Merkel è l'atteggiamento intransigente annunciato da Greenpeace Deutschland che in questi anni non ha fatto mancare azioni spettacolari e di grande presa mediatica contro il nucleare tedesco ed il trasporto di scorie attraverso il territorio della Germania.

«Le elezioni - si legge in un comunicato degli ambientalisti - ci hanno portato una coalizione giallo-nera, chiamata anche con il nomignolo di Tigerenten (anatra tigre, ndr) o Ape Maia, che può sembrare carino a tutti, ma le politiche che ci aspettiamo saranno tutt'altro che simpatiche. Per esempio, le imprese energetiche hanno molta influenza sulla Cdu/Csu e sulla Fdp».

Heinz Smital, un esperto di nucleare di Greenpeace, non si nasconde dietro giri di parole: «Temiamo che l'accordo di coalizione sarà in gran parte scritto dai principali fornitori di energia. Gli schwarz-gelb sono favore di un prolungamento della vita delle centrali nucleari e, subito dopo le elezioni, le utility hanno avviato rumorosamente loro macchina di PR per l'atomo, per promuovere l'atomico perché l'energia nucleare eviterebbe le emissioni di CO2. Ma la vera ragione è molto differente: con il prolungamento del funzionamento degli impianti nucleari, gli analisti stimano i potenziali profitti per le aziende energetiche tra i 38 e i 200 miliardi di euro. Perciò, si può anche dubitare che la coalizione intenda risolvere i principali problemi ambientali del nostro tempo».

Ma Greenpeace non si ferma al nucleare ed avverte che i profitti delle imprese devono tener comunque conto della sicurezza della popolazione e questo non solo per il nucleare, ma anche per lo stoccaggio della CO2 e per le nuove centrali a carbone previste, «nella consapevolezza che esse stanno alimentando un grande cambiamento climatico. Noi, e molte persone insieme a noi, semplicemente non lo accetteremo. Siamo in grado di elevare insieme la nostra voce. Per picchiare i politici sulle nocche, se ancora una volta prenderanno la strada sbagliata».

Gli ambientalisti annunciano la campagna GreenAction, azioni partecipative aperte a tutti i cittadini, da sviluppare con l'informazione militante in rete e con clamorose azioni non-violente, ma anche con strutture verdi e alternative al modello energetico "normale" da portare avanti nel tempo.

Greenpeace si basa su un dato che in Germania è chiaro a tutti gli analisti politici: una grande maggioranza di elettori, anche all'interno della Cdu della Merkel, sono contrari a un prolungamento della durata di vita delle centrali nucleari e il portavoce di Greenpeace Deutschland, Mathias Edler, spiega il rischio politico di un ritorno al nucleare per la coalizione "Ape Maia": «Se fanno questo, vogliono di nuovo aprire un vaso di Pandora nella società tedesca. La gente scenderà nelle strade, non c'è altra scelta».

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