[30/09/2009] News toscana

Aree dismesse di Firenze, Ferruzza: «Bene il limite volumetrico, ma conta anche la qualità, non solo la quantità»

FIRENZE. La questione dei cosiddetti "contenitori dismessi" si affaccia con regolarità, nel dibattito politico del capoluogo, e altrettanto regolarmente ritorna nell'oblìo. Il "Sole 24 ore" di oggi riporta però che, in conseguenza delle dichiarazioni del sindaco Renzi nell'ormai celeberrimo consiglio comunale del 21 settembre, stavolta sembra davvero che le acque si potranno smuovere.

Le condizioni poste dal sindaco, che nel suo intervento ha citato la manifattura tabacchi e il panificio militare, riguardano il mantenimento delle cubature esistenti («non vogliamo un metro in più, neanche uno» - ha sostenuto riguardo al panificio) e forti vincoli per una effettiva sostenibilità ambientale degli interventi.

Di aree dismesse, come detto, Firenze pullula letteralmente, e a questo proposito possiamo citare anche il convento di S. Orsola, l'ex cinema Apollo, il Meccanotessile di Rifredi. Secondo quanto riportato dal "Sole", è la stessa Ance ad aver evidenziato che il vantaggio dell'intervenire sulle aree dismesse sta nel fatto che in questo modo si evita nuovi consumi di suolo pur muovendo il mercato del lavoro per quanto riguarda il comparto dell'edilizia.

Lo svantaggio sta nel fatto che molto raramente si parla di riutilizzo delle aree dismesse in direzione di una loro valorizzazione culturale o comunque pubblica, mentre si sprecano i progetti per la realizzazione di sole residenze: e il rischio è che una pianificazione urbanistica di lunga tradizione possa essere stravolta in direzione della creazione di ulteriori quartieri-dormitorio, di cui il capoluogo certo non necessita anche se dovessimo trovarci davanti - come pure ipotizzato dalla stessa Ance - a progetti di housing sociale.

Per un primo approfondimento, abbiamo contattato Fausto Ferruzza, direttore di Legambiente Toscana, che ritiene che «non si possa che essere d'accordo» con l'idea di Renzi di raccogliere la sfida del recupero delle aree dismesse di Firenze senza concedere ulteriori volumetrie ai costruttori. Ma è importante, per Ferruzza, «precisare che non basta fermarsi al dato quantitativo. Un recupero urbano è sostenibile se e solo se è accompagnato da stringenti criteri qualitativi. In altri termini, non basta fermarsi al quanto si costruirà, ma occorre parlare anche del come si farà».

«In questo senso - prosegue Ferruzza - la via maestra è la bioarchitettura, l'efficienza energetica degli edifici, la qualità dei servizi connessi, la quantità e la fruibilità del verde d'interconnessione. Anzi, dico di più: occorrerebbe oggi una rivoluzione copernicana nella progettazione a scala urbana. E provare a partire quindi proprio dal "disegno dei vuoti", di quegli spazi di libertà, di respiro che ci fanno "percepire" l'abitabilità e quindi la qualità profonda di un luogo».

L'Ance propone per queste aree l'housing sociale, anche sulla scorta del recente percorso istruito dall'assessore regionale alla Casa, Baronti. Il suo parere a riguardo?

«E' un'altra ottima idea. A patto, anche qui, che la dimensione residenziale venga da subito accompagnata da altre funzioni nobili. Un esempio recente ed eccellente esiste e mi piace citarlo: è il caso delle Murate, dove si è raccolta e vinta una sfida difficile. Il recupero di un brano di città negato un tempo ai fiorentini, è diventato infatti l'occasione per la rinascita di un intero quartiere».

 

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