[29/09/2009] News toscana

La Lucart, il riciclo della carta e il principio dei vasi (in)comunicanti

LIVORNO. Lucart ha deciso di ritirare il progetto di centrale a biomasse  e ad interrompere la procedura di VIA attualmente in corso ed in fase di ultimazione. Qualcuno canterà vittoria, greenreport no. Come noto, infatti, Lucart è un esempio di green economy. A meno che la raccolta differenziata della carta che è la fase che precede il suo trattamento per l'avvio al riciclo non sia considerata diversamente e allora bisognerebbe portare degli argomenti. In assenza di questi l'opposizione alla costruzione dell'impianto da parte degli enti locali è un nonsenso. Non si tratta, da parte nostra, di difendere l'azienda che si difende benissimo da sola, ma chiarire una volta di più che raccolta differenziata e riciclo sono due cose distinte. Ma distinte assai. Ogni chilo di carta raccolta e avviata al riciclo genera da 0,2 a 0,5 chili di pulper e fanghi di cartiera.  Trattasi di rifiuti speciali, quelli di cui nessun vuol parlare e soprattutto occuparsi - pur essendo quattro volte quelli urbani - se non quando li ritroviamo nelle navi affondate o spiaccicati nelle campagne. E allora giù filippiche contro l'eco-mafia che è certamente da combattere ma con le giuste armi. Inseguirli è praticamente inutile se non si hanno gli impianti dove trattarli. L'impianto a biomasse nello specifico risolveva questa questione anche dal punto di vista economico, ovvero quello dell'azienda, che così facendo ottemperava agli obblighi di legge e non continuava ad essere costretta a spedirli altrove a prezzi notevolmente più alti e con impatti notevolmente più alti.

 

Ora l'azienda, dopo sei anni di lotte, spiega che «questa decisione si colloca in una prospettiva di medio-lungo periodo circa il modo in cui Lucart si è mossa e  intende muoversi per garantire lo sviluppo dell'Azienda e uscire da una prospettiva del giorno per giorno che sta inquinando il dibattito sul progetto di impianto a biomasse. L'attuazione di questa decisione passa obbligatoriamente attraverso una  riorganizzazione e una riduzione degli attuali livelli occupazionali, peraltro già più volte annunciati».

 

Lucart ricorda poi che «Esattamente tre anni fa (ottobre 2006) l'azienda presentò un piano industriale che alla luce degli attuali importanti risultati raggiunti e delle positive prospettive di sviluppo future, inquadrava le scelte di investimento all'estero e la scelta di realizzare 70 M€ di investimenti a Decimo, tra cui la centrale a biomasse. La scelta di realizzare la centrale  a Decimo rispondeva alla volontà  di Lucart di consolidare in Italia la produzione di uno dei punti forti del processo di crescita aziendale costituito dalla carta disinchiostrata. Già in quell'occasione venne chiaramente affermato che la mancata realizzazione dell'impianto avrebbe portato alla delocalizzazione dalla Prov. di Lucca di questa linea di produzione essenziale per il futuro dell'Azienda».

 

«Ci preme sottolineare - aggiunge l'azienda in una nota -  che non risponde a verità la tesi secondo cui l'azienda può continuare a mantenere gli stessi livelli di attività produttiva in Italia e i conseguenti livelli occupazionali anche senza l'impianto, tanto che la produzione di carta disinchiostrata è stata spostata a Porcari e in Francia. Nonostante ciò, in attesa della realizzazione dell'impianto a biomasse,  l'azienda con sacrificio ha mantenuto gli attuali livelli occupazionali».

 

«Dopo sei anni dall'avvio del progetto - prosegue - , il problema dei fanghi per gli stabilimenti di Diecimo e Porcari continua ad essere irrisolto. Ciò costituisce una delle principali priorità dell'azienda. In questa prospettiva Lucart ha deciso di installare una nuova macchina da carta in Francia. Quando la nuova linea di produzione entrerà in funzione, se il problema dei fanghi non avrà trovato soluzione, porterà conseguenze ancora più importanti , di quelle necessarie oggi,  su attività produttive e livelli occupazionali ne gli stabilimenti italiani».

 

«Ci  duole in modo particolare - si legge più avanti nella nota - che per un opposizione pregiudiziale e infondata, capeggiata dagli Enti Locali al nostro progetto, debba venire meno un importante investimento e rilancio della realtà produttiva  nel territorio lucchese proprio in un momento di crisi economica e occupazionale. L'azienda si impegna a verificare nel breve periodo se si siano determinate nuove condizioni che consentano di riesaminare le prospettive di investimento e consolidamento dell'attività produttiva nella Prov. di Lucca. Ciò - conclude - a partire dalla prosecuzione dell'impegno a ricercare una soluzione del problema  dei fanghi che possa impedire il ridimensionamento della presenza di Lucart in Italia».

 

Al di là della posizione dell'azienda e delle sue strategie, quello che ci preme sottolineare ancora è che il ciclo integrato dei rifiuti è una catena fatta da diversi anelli e per procedere tutti devono essere funzionanti. Invece siamo nella situazione paradossale dove l'unica cosa che interessa è la raccolta differenziata porta a porta mentre quello che avviene prima - produzione dei rifiuti - e dopo, loro trattamento e quindi avvio al riciclo e quindi messa in vendita dei prodotti generati dal riciclo sono leve che non vengono mosse. In questo caso, poi, si è raggiunto il parossismo. Ovvero si è sostenuto che è bene non riciclare carta da macero e puntare sulle fibre vergini provenienti da foreste rinnovabili. Al di là di qualsiasi ragionamento più o meno sosfisticato, allora, della carta da macero derivata dalle raccolte differenziate con porta a porta spinto e con tariffa premiante che cosa se ne dovrebbe fare?

Possibile pensare che funzioni una filiera, sconclusionata e scombinata, del genere? Gli esempi anche nella virtuosa Toscana si sprecano e le istituzioni per prime dovrebbero interrogarsi.

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