[29/09/2009] News toscana

Pedonalizzazione di piazza Duomo, Marchetta (Unifi): ĞMisura da estendere, ma va migliorata l'offerta di trasporto pubblicoğ

FIRENZE. Proseguiamo il nostro giro di consultazioni per capire come la politica, il sistema produttivo, quello accademico e la società del capoluogo toscano vivano l'annunciata rivoluzione che la mobilità fiorentina subirà in conseguenza della chiusura (prevista per il 25 ottobre) di piazza del Duomo. Da 1800 passaggi di autobus (oltre che di taxi, di bussini, di veicoli merci, di auto blu, di auto a noleggio e di tutti i motorini - non autorizzati - che attualmente sforano il limite della Ztl) al giorno in zona si passerà, secondo le previsioni, a zero.

Secondo Manlio Marchetta, docente di Urbanistica presso la facoltà di Architettura di Firenze, la misura è da sostenersi, ma andrà accompagnata da una generale evoluzione del trasporto pubblico a Firenze e nell'area metropolitana. Ma, nel parere del docente e del dipartimento di Urbanistica (che terrà un'audizione in Commissione mobilità il 7 ottobre) ciò non dovrà riguardare la realizzazione del sottoattraversamento Tav, che è da scongiurare a favore della soluzione per il passaggio in superficie. Anche Marchetta, infine, che riporta ulteriori studi effettuati dal suo dipartimento, si definisce contrario al progetto per la circonvallazione stradale nord, così come ieri si è espresso Claudio del Lungo, e come già nelle scorse settimane aveva sostenuto Piero Baronti di Legambiente Toscana.

Professor Marchetta, la pedonalizzazione di piazza Duomo è necessaria? E' utile?

«Utile, ma non sufficiente: andrebbe estesa fino a piazza san Marco e dalla stazione fino al duomo. E' misura necessaria per la città, indipendentemente dalla questione tramvia».

E' prospettato (ed è molto probabile) che alcune parti del percorso di linee tra le principali (citiamo l'1, il 23, il 17) saranno compiute sui viali. E' quindi da attendersi, in assenza di altre misure, un aumento della congestione in loco, già oggi cronica. Il gioco vale la candela, quindi?

«Si, per il motivo che il duomo è al centro di un'area più importante, che deve essere concepita come un "parco costruito", dove possano passare solo i pedoni e i bussini elettrici».

Quindi anche lei è favorevole alla soluzione-bussini? Ma a questo punto, visto che ce ne vorrebbero tanti, non era meglio un'area pedonale, ma attraversata dalla tramvia?

«In un'area pedonale ci deve essere un mezzo idoneo: la tramvia com'è concepita prevede vetture troppo grandi, mentre al limite potevano andare bene quelle che si usavano in passato, più piccole. Quindi restano i bussini elettrici».

E come vede la soluzione tapis-roulant, giudicata da alcuni utile e da altri assurda? Lei è favorevole?

«Certamente, ma insieme ad altre soluzioni che facilitino la mobilità meccanizzata nel centro. Naturalmente non possiamo immaginarli nelle aree più sensibili (es. davanti alle cappelle Medicee), ma il dove collocarle è un problema che potrà essere risolto dai tecnici».

Quindi, in generale, come scoraggiare la mobilità privata a Firenze, anche alla luce degli sviluppi della questione-duomo?

«Aumentando la disponibilità di trasporto pubblico in sede propria, anche e soprattutto in periferia, e introducendo direttrici di tpl sull'asse nord-sud che oggi non ci sono, come tra Careggi e l'area a sud dell'Arno, per esempio.

Per quanto riguarda il rapporto tra i luoghi di vita delle persone e i sistemi di trasporto, occorrerebbe adottare linee servite da piccoli autobus che girano continuamente, e che portino le persone dalle vicinanze di casa propria alle direttrici principali. Questi mezzi dovrebbero passare con cadenza massima di 4 minuti: anzi, in realtà dovrebbero essere 3 minuti, poiché studi di psicologia hanno dimostrato che per periodi di attesa così brevi le persone non si accorgono nemmeno di attendere. Ma quattro minuti andrebbero bene lo stesso.

E poi occorre aumentare il trasporto ferroviario, e non c'è bisogno di aspettare la Tav: il servizio ferroviario metropolitano è già in esercizio, ma i treni sono troppo pochi e in generale il servizio è poco conosciuto. Mi riferisco alla tratta Montevarchi-Pistoia, già presente ma che dovrebbe passare per la stazione Statuto e non per Smn.

Si parla di fare il tunnel Tav per liberare i binari di superficie, ma più che i binari servirebbero mezzi idonei, come dice anche la Regione a riguardo».

A questo proposito, qual è la sua posizione sul dibattito tra sovra- e sotto-attraversamento per il passaggio della Tav a Firenze? La Regione, nel sostenere iltunnel, ha sempre motivato ciò con il fatto che tramite la sua realizzazione si libererebbero binari di superficie da destinare proprio ad un migliore servizio ferroviario metropolitano.

«Non c'è bisogno di tunnel: i binari sono già liberi, e il servizio è già attivo, ed è da implementare. Facciamo parte, come dipartimento di Urbanistica, del gruppo di lavoro nazionale su quelle che sono definite le "grandi opere" contenute nella legge-obiettivo, come il ponte sullo Stretto. E abbiamo prodotto due documenti: il primo riguarda la Valutazione di impatto ambientale per il progetto della stazione agli ex-macelli disegnata da Foster, e dimostra che questa Via è debolissima.

Il secondo documento prodotto riguarda proprio la proposta per il passaggio in superficie, una proposta che non nasce, come ho letto su alcuni giornali, da "alcuni docenti universitari", ma che è proprio una ricerca ufficiale del dipartimento. Questa soluzione è pochissimo conosciuta: se ne parla solo sui media, e invece prima di discuterne andrebbe conosciuta meglio da parte della cittadinanza. Per questo la esporremo il 7 ottobre alla Commissione consiliare per l'urbanistica in Consiglio».

Riguardo invece alla mobilità privata, quale il suo parere sulla rediviva circonvallazione nord Varlungo-Castello, cioè sulla questione-tubone che si è riaffacciata nel dibattito nel corso dell'estate?

«Beh, per l'esattezza "rediviva" non la definirei: l'ipotesi è riportata sul Piano strutturale».

Che però non è stato ancora approvato.

«Ma è un documento adottato, comunque. Sempre come dipartimento di Urbanistica abbiamo prodotto, prima dell'adozione, un documento in cui commentavamo tutti gli aspetti del Piano strutturale: ciascun docente ha esaminato un aspetto, e tra l'altro io mi sono occupato proprio di mobilità.

La soluzione, comunque, è inopportuna. Tra l'altro, essendo stata depennata l'ipotesi di uno sbocco intermedio del tubone nella zona della via Faentina (zona nord-est, alle pendici del colle di Fiesole, nda), la realizzazione dell'opera porterebbe un forte afflusso ai due sbocchi terminali: quindi a Coverciano da una parte, e a ovest di Careggi dall'altra, si creerebbe un flusso di automobili che tentano di raggiungere il tubone. E anche la stessa galleria subirebbe la paralisi.

In generale, si tratta di qualcosa (cioè l'attraversamento della città da est a ovest) che secondo noi non è utile che venga incentivato, soprattutto nel momento in cui si sta realizzando la terza corsia dell'A1, che assolve (o dovrebbe assolvere) a questa funzione. Riteniamo il progetto-tubone un attrattore di traffico privato, con pericolo di intasamento di tutta la città, peraltro per fare un tratto lungo in linea d'aria 2 km tra un punto e l'altro.

Alternative, peraltro, non ce ne sono: l'alternativa è il trasporto pubblico. E non penso necessariamente solo una "cura del ferro", può essere anche su gomma, ma purché sia trasporto pubblico. Diciamo che il modello migliore, secondo me, è la somma di una cura del ferro e di un diverso, nuovo sistema di trasporto pubblico».

Torna all'archivio