[29/09/2009] News

Cattura e sequestro del carbonio: un'idea "verde"?

ROMA. Catturare il carbonio prodotto dalle attività umane e sequestrarlo in depositi, naturali o artificiale, a tenuta, affinché non vada in atmosfera. È questa una delle strategie che Steven Chu, il premio Nobel per la fisica nominato da Barack Obama alla guida del dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, propone in un editoriale della rivista Science per prevenire i cambiamenti climatici. Al tema la rivista dell'Associazione americana per l'avanzamento delle scienze (Aaas) ha dedicato, venerdì scorso, un vero e proprio dossier, con approfondimenti tecnici e qualificati aggiornamenti sullo stato dell'arte.

La tecnologia non è ancora pronta. A parlarne, per ora, sono soprattutto gli scienziati e non ancora gli ingegneri. Tuttavia sbaglierebbe chi la ritenesse un'ipotesi puramente accademica. Perché la posta in gioco è alta. E la partita è già iniziata.

Che la posta in gioco sia alta ce lo dicono appunti gli scienziati e i tecnici che ne hanno scritto su Science, si calcola che con le diverse tecniche di cattura e di sequestro del carbonio si potrebbe abbattere del 20% le attuali emissioni.

Che la partita sia iniziata, lo dimostra il fatto che, sparsi per il mondo, sono in fase avanzata di progettazione ben 36 impianti per sperimentare la concreta fattibilità della cattura e del sequestro del carbonio. E che non si tratti di test marginali è lo stesso Steven Chu a chiarirlo. Non solo il suo dipartimento - in pratica il ministero dell'energia Usa - investirà ben 3,4 miliardi di dollari nella sola ricerca e sviluppo della tecnologia, ma gli Stati Uniti e la Cina inaugureranno un Centro comune per la ricerca sulle energie pulite in cui la cattura e il sequestro di carbonio costituirà un settore importante.

Un annuncio, questo del centro sinoamericano, significativo per almeno due motivi. Il primo è che mostra come i due paesi (che sono i massimi produttori al mondo di carbonio) hanno iniziato a lavorare insieme per prevenire i cambiamenti climatici. Ma l'annuncio è significativo anche per un altro fattore, forse più problematico. Gli Stati Uniti e la Cina hanno enormi riserve di carbone. E l'intenzione - peraltro dichiarata da Steven Chu - è quella di non rinunciare a questa fonte energetica, sebbene essa sia oggi considerata quella che, tra tutti i combustibili fossili, produce più anidride carbonica. Di qui l'idea: se riuscissimo a dissociare l'uso del carbone dalle emissioni in atmosfera di carbonio, attraverso le migliori tecnologie si cattura e sequestro, salveremmo capre e cavoli.

La proposta non può certo essere scartata con un'alzata di spalle. Vista la posta in gioco e la decisione di così forti giocatori di accettare la sfida. Tuttavia qualche motivo di preoccupazione c'è. Il principale è l'idea che la lotta ai cambiamenti climatici debba essere condotta senza cambiare il paradigma energetico, fondato sui combustibili fossili. Il pericolo insito in questa linea di pensiero è che si finisca per indebolire gli sforzi per il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili, a iniziare dal solare.

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