[28/09/2009] News

Fermare le armi nucleari si può. E l’Europa?

La risoluzione 1887, riguardante il disarmo e la non proliferazione nucleare, approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 24 settembre scorso su proposta del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama è di quelle destinate a restare nella storia.

E' la prima volta che un vertice del Consiglio di sicurezza dell'Onu viene guidato da un presidente degli Stati Uniti da quando questo è stato costituito nel 1946 ed è il quinto meeting riunito a livello di capi di Stato, ma il primo a concentrarsi esclusivamente sulla proliferazione e il disarmo nucleare.

La risoluzione approvata, un documento di cinque pagine preparato dagli Stati Uniti e negoziato al Palazzo di Vetro nelle ultime settimane, chiede agli Stati dotati di armi nucleari di smantellare i propri arsenali e di adottare misure di sicurezza sulle scorte esistenti, di bandire la produzione di materiale fissile e di dichiarare illegali i test nucleari. Il documento esorta inoltre gli Stati che non hanno firmato il Tnp a partecipare allo sforzo per giungere al disarmo mentre sono previste anche sanzioni contro i paesi che violano il trattato internazionale di non-proliferazione.

"La risoluzione storica che abbiamo appena approvato sottolinea il nostro impegno condiviso all'obiettivo di un mondo senza ordigni nucleari e l'accordo del Consiglio di sicurezza per un ampio quadro di azione per ridurre i pericoli nucleari mano a mano che ci impegniamo verso questo obiettivo". E' quanto ha dichiarato il presidente americano Barack Obama poco dopo l'approvazione della risoluzione.

Nel documento si parla anche delle "grandi sfide esistenti al regime di non proliferazione nucleare" dove, senza menzionare i paesi, si fa riferimento a Iran e Corea del Nord.

"Ci saranno giorni difficili su questo cammino - ha detto Obama, che presiedeva la riunione, subito dopo il voto per alzata di mano - ma ci saranno anche giorni di speranza, come questo".

"C'è una nuova spinta verso la pace" ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon "Questo è il momento giusto. Non aspettate che altri assumano la leadership, dimostrate la vostra", ha aggiunto, auspicando che il prossimo appuntamento della conferenza biennale sul trattato sia occasione per "celebrare la sua entrata in vigore e l'ingresso del mondo in un'epoca più sicura per tutti".

Per entrare in vigore, il trattato, a cui hanno fino a ora aderito 181 Paesi, ha bisogno della ratifica di altri nove (Stati Uniti, Cina, Egitto, Corea del Nord, India, Indonesia, Iran, Israele e Pakistan).

Mohamed El Baradei, premio Nobel per la pace e capo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ha detto che disarmo e non- proliferazione sono strettamente collegati: "Dimostrando concretamente l'impegno per un mondo senza armi nucleari i paesi che le posseggono acquisirebbero l'autorità morale per spingere il resto del mondo a fermare la proliferazione di queste armi inumane".

Gli occhi sono puntati su Israele (che ha sempre negato di avere bombe atomiche), India e Pakistan, tre potenze nucleari che non hanno aderito, oltreché sull'Iran e sulla Corea del Nord, uscita negli anni scorsi dal Tnp. Lo sforzo globale intrapreso dai Paesi della comunità internazionale rappresentati nel Consiglio di sicurezza ha come obiettivo quello di "mettere sotto chiave tutti i materiali nucleari entro quattro anni".

Quanto lontana la dottrina della guerra preventiva, della supremazia militare e del mondo unipolare, dello scontro di civiltà teorizzata dai "neocon" americani e fedelmente interpretata, con il suo carico di guerre e vittime, dalla presidenza Bush. Passo dopo passo, dal discorso del giuramento a quello all'Università del Cairo fino a quello al G20 di Pittsburgh, Obama delinea il nuovo ruolo degli USA e la sua visione del mondo e la accompagna da fatti concreti e rilevanti come la sospensione dello scudo spaziale in Europa, l'avvio di una nuova strategia in Iraq e Afghanistan, la ripresa di una iniziativa di pace in Medio Oriente. L'Europa, che avrebbe dovuto svolgere questo ruolo negli anni scorsi e vi ha rinunciato quando era largamente governata dalle sinistre, oggi è divisa e disorientata e non riesce neanche a cogliere fino in fondo l'opportunità che il nuovo corso statunitense le offre.

La "Speranza" promessa da Obama nella sua lunga campagna elettorale non ha lasciato il posto alla "realpolitik" dopo la vittoria elettorale. Anche su questo, in Italia e in Europa, le forze del centrosinistra hanno da imparare.

*Sinistra e Libertà

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