[28/09/2009] News

Le nuove case saranno a prova di radon, il ministro Sacconi s’impegna

LIVORNO. Presto tutte le nuove case potrebbero essere costruite rispettando le misure di prevenzione che consentano di evitare il rischio di esposizione al radon, il gas inodore e insapore naturalmente presente nel sottosuolo, che penetra negli appartamenti e che provoca un incremento di rischio di tumore polmonare molto alto anche per esposizioni relativamente basse, oltre ad avere una forte sinergia con gli effetti del fumo di sigaretta. 

Lo ha annunciato il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, il 21 settembre scorso, quando l'Istituto superiore di sanità ha presentato a Roma nel pressoché totale silenzio dei media il rapporto WHO Handbook on radon: a public health perspective, la cui presentazione è avvenuta in contemporanea in soli 4 paesi Usa, Germania, Irlanda, Italia.  

Il World health organization aveva chiesto all'Iss che con i suo esperti ha contribuito alla stesura del rapporto, di organizzare la presentazione in Italia. E proprio in questa occasione il ministro ha annunciato che una delle prime raccomandazioni del Who, riguardo appunto ai nuovi edifici, sarà presto portata in conferenza stato-regioni «al fine di avere in tempi brevi un'intesa con le Regioni e accelerare quindi il recepimento e l'applicazione di tale raccomandazione».
Sacconi si è impegno poi  - fa sapere l'Iss  -a garantire per quanto possibile la prosecuzione del finanziamento al Piano nazionale radon nell'ambito delle attività del Ccm (centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) e di  Iniziare a lavorare con le Regioni e gli altri ministeri coinvolti per l'elaborazione di una normativa complessiva sul radon nelle abitazioni, sulla base della discussione iniziata in ambito Piano Nazionale Radon e tenendo conto delle novità del rapporto Who. Infine secondo l'Iss Sacconi ha promesso di sollecitare ulteriormente gli uffici della Presidenza del Consiglio a convocare la Sezione speciale della Commissione tecnica per le esposizioni a sorgenti naturali di radiazioni, prevista fin dal 2001.

 I principali contenuti del rapporto del Who (World health organization) si basano sui più recenti studi epidemiologici che hanno dimostrato «che il rischio di tumore polmonare è evidente anche (per esposizioni prolungate di alcuni decenni) a livelli di concentrazione medio-bassi (inferiori a 200 Bq/m3), e quindi vi è la necessità di aggiornare le strategie di riduzione dei rischi aggiungendo alla protezione dai valori alti anche una protezione dai valori più bassi di concentrazione di radon».

Questa necessità è dovuta anche al fatto che la maggior parte della popolazione è esposta a valori medio-bassi di concentrazione di radon, e quindi la maggior parte di casi di tumore polmonare attribuibili al radon è connessa a tali livelli medio-bassi.  

Gli studi epidemiologici confermano anche che gli effetti del radon si combinano in modo moltiplicativo con quelli del fumo di sigaretta, per cui «il rischio di tumore polmonare dovuto ad un determinato livello di radon risulta 20 volte più alto per i fumatori rispetto a quello dei non fumatori. Il radon è stimato quindi essere la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo, e la prima per i non fumatori». Il Who raccomanda quindi che le politiche per la riduzione dai rischi da radon siano coordinate con quelle sulla lotta al tabagismo.
Il Who ha poi ribadito che «le molte azioni necessarie per ridurre i rischi da radon, azioni che coinvolgono diversi enti nazionali e locali, siano coordinate tramite l'elaborazione e la realizzazione di un Piano nazionale radon (in Italia esiste dal 2002, ndr) e che le azioni siano scelte anche sulla base di una valutazione di efficacia/costo».  

In questo rapporto si valuta che una delle azioni a migliore efficacia/costo consiste appunto nell'introdurre semplici ed economici sistemi prevenzione (che riducano l'ingresso di radon) in tutte le nuove costruzioni, e non solo nelle zone a maggiore presenza di radon. Viene inoltre raccomandato di effettuare un'adeguata informazione sui rischi connessi al radon rivolta sia alla popolazione, ma anche ai governanti per convincerli della necessità di intervenire per ridurre tali rischi.Infine vengono raccomandati nuovi livelli massimi di concentrazione di radon nelle abitazioni. In particolare si raccomanda di non superare i 100 Bq/m3 e, solo se tale livello non viene considerato sostenibile, di adottare un valore massimo superiore a 100 Bq/m3 ma non superiore a 300 Bq/m3. Tali valori sono più bassi rispetto a quelli attualmente raccomandati dall'International commission on radiological protection (che raccomanda di scegliere un valore non superiore a 600 Bq/m3), e dalla Commissione Europea (400 Bq/m3). Va segnalato a questo proposito che sia l'ICRP che la CE stanno elaborando nuove raccomandazioni e direttive in materia.

La situazione anche in Italia non è rosea:  Il rischio attribuibile al radon in Italia è stato valutato dall'Iss in 3200 casi di tumore polmonare mortale ogni anno (la stima oscilla da un minimo di 1100 a un massimo di 5700 in relazione alle incertezze delle stime di rischio).La gran parte di questi casi è previsto coinvolga i fumatori (e in misura minore gli ex-fumatori) a causa dell'effetto moltiplicativo di radon e fumo. L'Italia non ha ancora una normativa sul radon nelle abitazioni, mentre ha una normativa abbastanza avanzata sul radon nei luoghi di lavoro, che però è applicata solo parzialmente a causa della mancata convocazione di una commissione tecnica, istituita nel 2000 e che avrebbe dovuto iniziare i lavori entro febbraio 2001.

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