[28/09/2009] News

Se chiude il Motor show

LIVORNO. Se nell'anno di grazia 2009 il Motor Show di Bologna - 33 edizioni ininterrotte dal 1976 - dovesse saltare, indubbiamente si tratterebbe di una notizia e di un fatto, dal punto di vista economico e anche da quello culturale, piuttosto rilevante. Intanto le motivazioni del possibile annullamento: all'edizione di quest'anno ancora in programma dal 5 al 13 dicembre non parteciperanno Fiat (quindi anche Lancia, Alfa, Macerati, Ferrari e Crysler); Bmw, Mini, Renault e probabilmente anche Volkswagen (che significa anche Audi, Seat e Skoda). La 34° edizione sarebbe quindi alquanto scarna anche se sul sito ufficiale del Motor Show si legge in una nota che "Promotor international prosegue il proprio impegno confidando di poter contare nel pieno appoggio delle case automobilistiche estere che operano nel nostro Paese. Il mercato automotive italiano, secondo in Europa solo alla Germania, merita un salone internazionale dell'automobile».

C'è la crisi, si dirà, e infatti è saltato anche il Salone dell'auto di Londra. Ma c'è dell'altro. Il Motor Show, chi scrive c'è andato diverse volte, è un circo certamente spettacolare dove si è avvolti in mezzo a un turbillion di auto scintillanti, bolidi a quattro e due ruote, belle donne e corse nei circuiti per tutti i gusti. Un evento per giovani e meno giovani e appuntamento per anni immancabile da parte dei teen ager che a carovane partivano da tutta Italia sfidando freddo e nebbia (due classici a Bologna di dicembre) pur di far presenza.

Questo per dire che sappiamo di cosa si sta parlando almeno dal punto di vista dei fruitori e possiamo facilmente immaginarci anche dei ritorni economici per gli organizzatori e l'opportunità per le case costruttrici quale vetrina di ribalta internazionale. Se però oggi, lo ribadiamo, tutto questo se non salterà almeno sarà in formato ultra-light bisogna interrogarsi su questioni che vanno oltre il Motor Show. E che mettono in discussione il collaudatissimo rapporto uomo-motori.

Se siamo al the end di un salone come il Motor Show, significa che siamo al the end anche di un modello - vedremo per quali motivazioni dopo - che ha visto nella rincorsa a vendere auto su auto che per anni ha sostenuto il Pil di mezzo mondo (quello occidentale ovviamente). Da qualche tempo, però, ci siamo resi conto (purtroppo tardi) che il feticismo creato attorno all'auto quale simbolo di libertà si è trasformato nell'incubo opposto in termini anche economici, oltre che sanitari.

Nella sostanza abbiamo costruito strade su strade che abbiamo riempito di auto sempre più veloci e sempre meno efficienti che dovevano durare al massimo una stagione. Con il risultato che su quelle strade ci siamo bloccati in coda, abbiamo appestato le città di smog, riempito le disfatture e le discariche, per non parlare degli incidenti. Ci siano votati alla gomma anche per le merci e pure qui i risultati non sono certo quelli sperati. Il conto da pagare è stato altissimo ma c'è voluto una crisi come quella in corso per portare i nodi al pettine.

Certo ora è il momento che le case automobilistiche si danno ai motori verdi, a quelli efficienti, ed è certamente positivo se non si confida in questo come un rilancio per una nuova crescita modello anni Ottanta nelle vendite delle auto. Se anche non si è ambientalisti, che c'è un problema fisico nel senso dello spazio nelle città che blocca di fatto ogni possibile incremento di auto lo si dovrebbe aver capito. Ma anche un mercato di sostituzione come è quello occidentale non può sperare di vedere una crescita infinita.

Una diversa mobilità necessarie e improcrastinabile vedrà più centri cittadini chiusi, più tramvie, più utilizzo delle biciclette - sarà un caso questo boom degli incentivi dello Stato? - più car sharing tutte cose che porteranno a un meno nelle vendite delle auto, altrimenti significa che queste azioni non avranno dato alcun contributo.

Il percorso è arduo, il modello uomo-motore dove una persona è la macchina che guida, perché attraverso di essa conquista l'altro sesso, perché attraverso di essa mostra la posizione sociale che ricopre, e via dicendo non finirà premendo un pulsante e neppure prendendolo a picconate. L'auto dovrà tornare ad essere un mezzo al servizio dell'uomo, da utilizzare quando necessario (nessuno può affermare che sia inutile in assoluto) e che abbia determinate caratteristiche (consumi più ridotti possibili, carburante più ecologico possibile, materiali usati più riciclati possibile e più duraturi). Impossibile?

Con le regole del mercato attuali sì, ma ci sono quelle della natura che poi faranno da sole se l'uomo non si renderà conto di questa situazione dove la misura è colma da quel dì. Non ci sono moralismi e neppure ideologia, sulla macchina tutti noi abbiamo viaggiato, sognato e fatto l'amore, poi però le cose cambiano, non è necessariamente un male anzi, se la vita fosse solo l'auto ci sarebbe davvero da preoccuparsi. L'auto è un'invenzione degli uomini e così la sua ossessione che ci ha portato dall'automobile, all'auto(im)mobile, gli uomini possono cambiare almeno le cose sbagliate.

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