[25/09/2009] News

Emissioni e negoziati: va in scena la sceneggiata italiana

GROSSETO. La coerenza, si sa non è una virtù di tutti. E in questo non si distingue il nostro governo, che sulla questione dei limiti alle emissioni di anidride carbonica sta facendo quella che in gergo dialettale si dice "una figuretta". In merito alle agenzie di stampa uscite ieri che riportavano le dichiarazioni della portavoce della commissione Ue, Barbara Hellfrich, riguardo alla non negoziabilità dei tetti alle emissioni già stabilite, aveva reagito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti dichiarando che «a Bruxelles è stato purtroppo montato un caso sulle emissioni di anidride carbonica».

E ha aggiunto che «il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste cose, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare a una soluzione condivisa». Ma da quanto affermato dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Nella foto), che non si è ritenuta  soddisfatta dall'aver avuto una risposta da un portavoce, la richiesta di rinegoziare era stata fatta eccome.

«Noi abbiamo posto il problema all'Europa che non ha ancora risposto, siamo stati in presenza ieri di una risposta da parte di una portavoce di un commissario europeo quindi questo non credo che possa significare una risposta - dice la Prestigiacomo - Abbiamo posto un problema che è quello relativo al regime delle emissioni di Co2 attualmente in vigore, che è già un regime vecchio perché a dicembre dello scorso anno ne abbiamo approvato uno nuovo che assegna all'Italia una quota di emissioni di co2 enormemente inferiore rispetto a quelle che sono le esigenze italiane».

Quindi il problema era stato posto e adesso si annuncia anche l'apertura di un negoziato.

«Noi adesso dobbiamo aprire questo negoziato con l'Unione europea- ha dichiarato infatti il ministro dell'Ambiente.- Io nei prossimi giorni incontrerò il commissario Dimas, credo che sia legittimo per un Paese in un momento delicato come questo affrontare un problema di questo tipo ponendolo ai più alti livelli».

«L'Italia- secondo il ministro dell'Ambiente -è stata penalizzata anche perché il vecchio governo ha accettato questa quota di emissioni per il nostro Paese enormemente inferiore rispetto alle esigenze, quindi noi oggi in un momento di crisi economica dovremmo di fatto non far partire nuovi impianti, magari impianti energetici che sono essenziali nel nostro Paese perché queste industrie non hanno i permessi alle emissioni. Per avere questi permessi li dovremmo acquistare sul mercato europeo spendendo circa un miliardo di euro».

Chissà se per «nuovi impianti energetici» il ministro intende le centrali a carbone di cui da poco ha firmato i pareri Via per farle partire. Sta di fatto che la mancanza di coerenza di questo governo non è solo nelle parole ma, purtroppo, anche nei fatti.

Impegnata al vertice dell'Onu sul clima a New York, e anche oggi, intervistata da Belpietro, il ministro parla dell'importanza di intervenire per frenare i cambiamenti climatici ma evidentemente si riferiva agli sforzi che altri dovranno fare.  «Noi dobbiamo investire nell'ambiente perché l'emergenza climatica è un'emergenza planetaria, dobbiamo ridurre le nostre emissioni di Co2 con investimenti nelle nuove tecnologie e non certo spendere un miliardo di euro magari a favore di Paesi che non hanno fatto nulla di positivo a favore dell'ambiente per avere questi permessi». E tra questi paesi la Prestigiacomo include anche quella Polonia che ha fatto ricorso assieme all'Estonia nei confronti della Commissione in merito alle quote di emissione di Co2 e cui la Corte europea ha dato ragione in primo grado.

Adesso la Commissione Ue sta preparando il ricorso contro questa sentenza e ritiene di avere «buone opportunità» per vincere in appello. A riferirlo sono fonti comunitarie che sottolineano anche che questa sentenza ha destato «molta sorpresa» nello staff del commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas. «Normalmente partiamo dal presupposto che i pronunciamenti dei giudici tengano in conto lo spirito della legge-  hanno spiegato queste fonti.- Ora, lo spirito della direttiva sui piani nazionali per l'assegnazione delle quote di Co2 è proprio di fissare dei tetti». Come a dire, che la Commissione ha fatto quello che la direttiva Ets prevede. Oltre a preparare l'appello, la commissione sta valutando un nuovo piano per Polonia e Estonia, in stretto contatto con le autorità dei due paesi..

Una rinegoziazione cui sembra volersi accodare anche l'Italia. Ma che non è certo un bel segnale da parte di paesi dell'Unione europea, nel mentre si cerca di trovare a livello internazionale un impegno concreto e condiviso per raggiungere l'accordo sul dopo Kyoto a Cophenagen e su cui proprio l'Ue dovrebbe svolgere un ruolo di guida.

Torna all'archivio