[24/09/2009] News

L’impatto del cambiamento climatico nel Sahel

Il Sahel é lo spazio geografico ovest africano situato al margine del Sahara. Composto di tre principali zone climatiche, il Sahel si caratterizza per una pluviometria molto erratica, decrescente sensibilmente da nord a sud, con delle formazioni vegetali che gli sono proprie.

Sul piano socio-demografico, il Sahel conosce delle crescite demografiche tra le più elevate al mondo. Secondo le Nazioni Unite, la popolazione saheliana dovrebbe ancora raddoppiare entro il 2030 e superare i 193 milioni di abitanti nel 2050, cioè 12 volte più che nel 1950 (16 milioni). In Niger per esempio, una dichiarazione del governo del 2007 sulla demografia, indica che se la crescita demografica si mantiene, la produzione cerealicola necessaria per coprire i bisogni della popolazione passerebbe da circa 3 milioni di tonnellate nel 2005 a 4,2 milioni di tonnellate nel 2015 ed a più di 13 milioni di tonnellate nel 2050.

Questo spazio fragile, con dei bisogni sempre più crescenti, subisce da più di quattro decenni un forte calo della pluviometria. Constatiamo lo spostamento delle isoiete verso sud da 200 a 300 Km, vero indicatore dei cambiamenti climatici nel Sahel. In effetti l'analisi dell'evoluzione degli indici annuali delle piogge mostra un deficit pluviometrico cronico su un periodo quasi continuo di più di 25 anni. Il parametro antropico costituisce ugualmente un fattore importante nella degradazione dell'ambiente attuale del Sahel.

Questa area si confronta dunque da lungo tempo con un degrado continuo del suo ambiente naturale, risultante sia da fenomeni naturali che dall'azione umana.

Secondo i diversi rapporti dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), i cambiamenti climatici nell'Africa subsahariana si tradurranno in una riduzione della pluviometria, in un innalzamento della temperatura e del livello del mare. Colpiranno gli ecosistemi naturali e socioeconomici. Gli impatti sono prevedibili sull'agricoltura, le industrie, la forestazione, le risorse idriche e le zone costiere (Ipcc, 2007).

Il Sahel, sempre secondo l'Ipcc, è una delle regioni del mondo tra le più vulnerabili agli effetti sopra descritti, a causa della povertà e della forte dipendenza delle popolazioni dalle risorse naturali, della fragilità degli ecosistemi, della precarietà delle infrastrutture e delle capacità scientifiche e tecnologiche limitate.

I cambiamenti climatici continueranno quindi a colpire in maniera molto significativa quest'area provocando un calo dei rendimenti agricoli, la modifica dello scorrimento di fiumi e corsi d'acqua ed il loro insabbiamento continuo, l'accentuazione della desertificazione,  lo spostamento massiccio di popolazioni (rifugiati climatici).

Dato il rischio climatico, i dirigenti politici di questa regione hanno creato nel 1973, il Comité permanent Inter-état de Lutte contre la Sécheresse dans le Sahel (Cilss, con sede ad Ouagadougou, Burkina Faso) composto da nove Paesi: Burkina Faso, Capo Verde, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Ciad. Dalla sua creazione, Il Cilss, che costituisce una risposta agli effetti dei cambiamenti climatici nel  Sahel, ha contribuito, con l'appoggio dei suoi partner, all'emergere di una coscienza saheliana in un contesto climatico difficile attraverso l'élaborazione di un insieme di programmi regionali e nazionali nei settori della sicurezza alimentare, della gestione dell'acqua e  della lotta contro la desertificazione.

Il Cilss ha partecipato in quanto organizzazione sub-regionale alla Conferenza di Rio nel 1992 e tutti gli Stati membri hanno firmato e ratificato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed il suo protocollo aggiuntivo di Kyoto.

L'esperienza verificata del Cilss sulla questione del Sahel, ed anche oltre, su tutta l'Africa occidentale, gli ha conferito dalla ottava Conferenza delle parti (COP) tenutasi a New Delhi in India nel 2002, lo status di osservatore.

Nella sua "vision à l'horizon 2020˝, il Cilss considera che: il riscaldamento climatico rischia di accelerare il fenomeno della siccità e delle inondazioni, provocando una fragilizzazione delle risorse idriche, un calo dei rendimenti agricoli, un'accresciuta prevalenza delle malattie delle colture, etc. In conseguenza, questa situazione congiunta ad un forte aumento del costo dell'energia e delle derrate alimentari rischia  di accentuare l'insicurezza alimentare e la povertà.

Di fronte alla complessità della questione, le risposte apportate individualmente hanno bisogno di inquadrarsi in una visione più generale del problema. Si tratta sia di rafforzare le capacità di adattamento degli Stati e delle popolazioni del Sahel, sia di iscriversi in una visione più strategica a livello sub-regionale.

Il rafforzamento delle capacità passa dalla conoscenza più approfondita sui cambiamenti climatici, dallo sviluppo delle scienze del clima, dall'analisi e dalla capitalizzazione delle strategie endogene di adattamento, dalla messa in campo di partenariati scientifici aperti sul mondo, dalla diffusione e dalla condivisione delle conoscenze acquisite sul fenomeno. L'esecuzione del progetto «Appui aux capacités d'adaptation du Sahel aux changements climatiques» finanziato dal governo del Canada, ha permesso al Cilss di toccare questi aspetti chiave attraverso il Centre régional Agrhymet (centro del Cilss specializzato nel settore dell'agrometeorologia e dell'idrologia, con sede a Niamey, Niger), in particolare di gettare le basi per l'acquisizione delle conoscenze sui cambiamenti climatici nel Sahel e di contribuire al quarto rapporto dell'Ipcc (2007), nel suo capitolo 9 dedicato all'Africa, sulla vulnerabilità, gli impatti e l'adattamento.

*coordinatore  regionale del progetto cambiamento climatico del Cilss,  Centre Régional Agrhymet

**coordinatore  del programma regionale di sostegno-Eau, Cilss

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