[23/09/2009] News

Il Laos arruola i barbagianni per combattere l’invasione di ratti

LIVORNO. Anche in diversi Paesi dell'Asia civette, gufi, barbagianni e allocchi sono considerati uccelli del malaugurio, ma la Repubblica democratica popolare del Laos ha deciso di mettere una pietra sopra questa superstizione, per salvare i 140 mila laotiani che si stanno confrontando con una grave emergenza alimentare a causa della proliferazione dei ratti.

Dall'aprile 2008 alcuni villaggi di 7 province della hautes terres (Luang Prabang, Oudomxay, Xayaboury, Luang Namtha, Phongsaly, Huaphan e Bokeo), nel nord del Laos, stanno subendo la peggior invasione di roditori da 20 anni a questa parte. Contadini ed autorità locali parlano di «un mare di ratti» che stanno producendo estesi danni alle produzioni agricole, distruggendo ogni prodotto commestibile che trovano lungo la loro strada, ma anche i pochi vestiti delle famiglie degli agricoltori. Una vera e propria piaga biblica, con il 74% delle abitazioni dell'area che hanno subito danni che vanno dalla perdita del 50% al 100% dei raccolti di riso, mentre il raccolto di mais è stato pesantemente intaccato dai famelici roditori, privando il 43% delle famiglie di oltre la metà della produzione attesa.

A causa dell'invasione dei ratti molti nuclei familiari sono piombati nella miseria più nera ed hanno dovuto contrarre debiti per sopravvivere e per comprare nuove sementi che rischiano di finire nelle pance dei ratti. Tutto questo in un Paese dove già in condizioni normali il 40% dei bambini è sotto-alimentato.

L'area che ha subito l'invasione dei ratti nell'ottobre 2008 era già stata colpita da inondazioni che avevano distrutto gran parte del raccolto di riso, mais e sesamo, tanto che il Programma alimentare mondiale ha distribuito 1.800 tonnellate di riso a più di 60 mila persone, dopo l'arrivo in massa dei ratti le famiglie più povere hanno fatto buon viso a cattivo gioco:nel nord del Laos c'è un nuovo detto: «Io mangio i ratti. Se i topi mangiano il mio raccolto, io me li mangio».

Bounneuang Douangbouapha, un esperto di roditori che dirige il l'Hadokeo horticultural research centre del Laos, dopo il fallimento e i danni ambientali provocati dall'uso massiccio di veleno richiesto a gran voce dalla stampa locale, aveva già detto che era necessaria una soluzione a lungo termine: «Focolai di roditori sono stati sempre presenti in Laos da moltissimi anni ed è probabile che si verifichino di nuovo. Per gestire efficacemente i focolai deve essere attuato un approccio a lungo termine, basato sulla gestione ecologica».

Il governo comunista del Pathet Lao e la Fao hanno avuto un'idea tanto innovativa quanto antica per sconfiggere questo il flagello: incrementare le popolazioni locali di barbagianni (Tyto alba), nemici naturali di ratti e topi, che rappresentano il 99% della loro dieta. Al progetto partecipano il ministero dell'agricoltura e delle foreste del Laos, l'Institut national de recherche agronomique et forestière, i servizi locali di alfabetizzazione agricola e forestale, comitati di villaggio ed Ong internazionali.

«Si tratta di una strategia in tre atti - spiega Serge Verniau, rappresentante della Fao in Laos - In un primo tempo, lavoreremo con quel che già esiste, ricorrendo su grande scala alle pratiche di lotta ai roditori già testate, come le trappole, attraverso la formazione e la diffusione di informazioni in materia di lotta ai roditori. In un secondo tempo, studiamo il rapporto un po' misterioso tra la fioritura del bambù e le invasioni dei roditori, mirando ad una previsione precoce al fine di mettere in opera in tempo delle contromisure. Infine, aumenteremo in maniera significativa la popolazione locale stanziale di barbagianni, per lottare in maniera naturale ed affettiva contro le popolazioni dei roditori».

Il successo di tutta l'operazione dipenderà dalla capacità di convincere le comunità locali dei vantaggi che possono trarre dalla presenza di gufi e civette, e di spiegare come la lotta ecologica possa salvare i loro raccolti. Compito non da poco, visto che in Laos è ancora molto radicata la convinzione che l'ululato di una civetta annuncia la morte di qualcuno.

Verniau è cosciente delle difficoltà: «Lavoreremo in settori pilota, selezionati per le loro capacità di divulgare il messaggio. Gli abitanti dei villaggi non sono stupidi, perché dovrebbero cambiare abitudini e credenze senza prove di successo? Ma in circostanze come queste, mentre le loro vite e quelle dei loro bambini sono letteralmente minacciate, può aver luogo un cambiamento di idee significativo. Se potremo cambiare la loro percezione dei rapaci notturni nidificanti, allora avranno la possibilità di attenuare questa minaccia ricorrente dell'invasione di roditori per le generazioni future. Abbiamo bisogno di convincere le comunità di non uccidere gli uccelli, di non mangiarli, a lasciarli in pace e non attuare così frequentemente la pratica del taglia e brucia che distrugge l'habitat naturale di questi uccelli».

Secondo la Fao saranno necessari almeno 1,5 milioni di dollari che permetteranno a 7.680 famiglie di applicare le nuove pratiche di lotta biologica contro i ratti, favorendo la nidificazione e la permanenza dei barbagianni, riducendo così l'insicurezza alimentare e migliorando significativamente i loro mezzi di sussistenza.

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