[21/09/2009] News

Viaggi spirituali, itinerari culturali e cammini per lo sviluppo (3) - di Enrico Falqui* e Chiara Serenelli **

LIVORNO. Il viaggio, ha sempre avuto nell'immaginario letterario, una duplice funzione: quella di rappresentare le finalità di un percorso ed il raggiungimento della meta, ma anche quello di costituire uno stimolo naturale alla ricerca del nuovo, all'istintiva attrazione per ciò che ci è estraneo, la misura della distanza che ci separa da realtà sconosciute, la sfida al confronto anche con ciò che non sappiamo come affrontare, perché inesplorato e sconosciuto.

Per Mario Soldati , scrittore e regista cinematografico tra i più conosciuti dalla cultura popolare italiana, il "viaggio" è "uno strumento per ordinare i significati, per illuminare il profilo delle cose e tenere insieme la complessità". Si può intuire da questa citazione che il viaggio è al tempo stesso "processo" cognitivo ma anche "progetto" costruito sulla ricerca del nuovo e dell'inesplorato.

Edith Wharton è stata una delle autrici che maggiormente hanno contribuito alla letteratura del viaggio e alla cultura artistica del paesaggio italiano. Considerata una delle maggiori scrittrici della letteratura del 900, In uno di questi ""essays" di viaggio, "Uno sguardo all'indietro"(1934), la Wharton fornisce una chiave di lettura dei suoi racconti scritti nei numerosi brevi e lunghi viaggi fatti in Italia, ricordando al lettore che "la storia dell'arte insegna ad analizzare un luogo come fosse un'opera, secondo le indicazioni di una rigorosa filologia." Tuttavia per quanto accurata sia stata la ricognizione, secondo l'autrice, rimane sempre qualche elemento imponderabile, "una marginalità insondata". Ed è proprio in questo campo dell'inesplorato che la Wharton trova il fascino autentico del viaggio, ciò che rende possibile la conciliazione tra "l' esclusività" del viaggio e "l'eccezionalità" della scoperta.

Il paesaggio, secondo un'eclettica definizione di Ian Mc Harg, è una tela senza cuciture, singolare ed irriproducibile, la quale quotidianamente viene strappata nell'illusione che possa venire riparata o sostituita, ma essa è unica, così come è unico l'ambiente in cui viviamo.
Oggi, noi sappiamo che la principale minaccia per la sopravvivenza di molte specie è dovuta all'alterazione ed alla frammentazione dei loro habitat. La frammentazione dovuta sia alla perdita di habitat originari sia alla creazione di " barriere" che impediscono il libero movimento degli animali sul territorio , determina nel medio-lungo periodo un impoverimento della disponibilità di risorse naturali per lo sviluppo ed un fattore limitante per tutti i processi evolutivi attraverso i quali gli ecosistemi naturali "formano" il proprio paesaggio.

Ciò che è importante sottolineare, è il fatto che la percezione della frammentazione da parte degli abitanti contemporanei del territorio è percepita al massimo come " disordine nel disegno urbanistico nel territorio", non invece come perdita irreversibile di una ricchezza naturale di straordinaria importanza costituita dalla biodiversità; non è mai avvertita come "lacerazione" di un paesaggio unico e insostituibile.

Basta percorrere a piedi la parte finale del tracciato dell'antica Via Lauretana (Macerata-Loreto), per rendersi conto che insieme alla perdita di biodiversità nella Piana del fiume Musone, si è lacerato un paesaggio "unico" che ispirava anche la sacralità dell'ultimo tratto della via Lauretana, in attesa che il pellegrinaggio si concludesse al Santuario Mariano, in vetta al colle.

Un geografo francese, Pierre Donadieu, che svolge le sue ricerche presso L'école nationale Supérieure du Paysage di Versailles, ha sviluppato recentemente una teoria secondo la quale gli spazi agricoli periurbani ( quelli che circondano ormai gran parte delle città medio-grandi europee) pongono delle condizioni ai pianificatori dello sviluppo urbano : "quello di essere spazi vuoti, spazi che portano una propria idea di naturalità, spazi che presuppongono una società e un'economia che li produce non solo rurale".(1998) Donadieu non intende redimere il conflitto "tra città e campagna"; bensì inverte le logiche della contrapposizione: è la città che dovrà farsi carico di tutelare la campagna, assicurando la permanenza del vuoto, portatore di valori di natura e di possibili progetti di riconnessione tra i diversi mosaici di paesaggio.

Tuttavia, rimane il dubbio su "chi" riparerà queste lacerazioni e, soprattutto, nel contesto di Loreto, se sono ancora riparabili i danni apportati allo storico paesaggio sacro che, attraverso il cammino finale verso il santuario, connetteva la piana rurale del Musone con il sacro Colle.

(continua - 3)

* Enrico Falqui - Professore associato di Analisi e valutazione ambientale- Coordinatore del Laboratorio di Architettura del paesaggio (LAND/LAB)- Facoltà di Architettura- Univ. di Firenze.

** Chiara Serenelli - Architetta paesaggista - Laboratorio di Architettura del paesaggio (LAND/LAB) - Facoltà di Architettura - Univ. di Firenze- membro scientifico della TaskForce DELOS , IUCN, Ginevra.

 

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