[21/09/2009] News toscana

Sulle condizioni e sullo stato di salute della società toscana

FIRENZE. La settimana scorsa avevamo posto a Claudio Martini (Nella foto) presidente della Regione Toscana due domande: se non era il caso, di fronte ad una situazione sociale ed economica grave, di attuare misure straordinarie capaci di orientare positivamente il futuro; e come mai anche in Toscana non c'è in giro una gran clima di mobilitazione positiva delle energie e delle risorse umane, prima di tutto, e quindi se non sia necessario il lancio di un vero e proprio nuovo patto fiscale e sociale, come ha ricordato Diego Barsotti su queste stesse pagine il 16 us.

Qualche giorno fa Martini ha risposto - almeno alla prima domanda, non a noi ovviamente, ma ai problemi posti dalla realtà - in una intervista con cui ha reso note alcune misure straordinarie della giunta. Martini ci dice che a situazione straordinaria occorre rispondere non con politiche ordinarie ma con misure straordinarie e di tipo strutturale, come anche noi auspicavamo. Convinti come siamo che avessero ragione, fin dall'inizio dell'anno, Cgil, Legambiente e Ambiente e Lavoro a sostenere un piano straordinario di investimenti in "economia verde" per far fronte alla crisi dell'occupazione tenendo insieme i due corni della grave crisi in atto: la caduta della domanda e della produzione e l'aggravarsi di tutti gli indicatori sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici, creare nuovi posti di lavoro.

Indirettamente Martini ci dice che quella proposta di Cgil e degli ambientalisti era giusta perché richiedeva di mobilitare risorse dal bilancio della regione senza creare nuovo deficit (anche se esso non va ritenuto un tabù ma una misura di misura di politica economica quando sia fatto con criterio e consapevolezza, non come il governo italiano che lo aumenta senza fare niente) attraverso 1.869 milioni di euro in 5 anni, 374 milioni euro all'anno, circa un terzo delle spese "libere" del Bilancio della Regione Toscana 2008 e 1/7 del totale PIR 2008. Ora Martini ne mobilita un po' di più, ma con una differenza: lascia alle imprese dove indirizzare quei finanziamenti. Ora una tale politica è doppiamente rischiosa perché non seleziona gli interventi veramente necessari da quelli che possono essere rinviati  e da il via a una spesa che non aiuta la domanda nella giusta direzione.

Invece sindacato e ambientalisti propongono di selezionare gli interventi a fini di nuova occupazione qualificata, riduzione delle emissioni di gas serra, risparmio e riqualificazione e energetica dell'apparato produttivo toscano utilizzando appena lo 0,4% del Pil toscano.

Anche sul Pil registriamo un arretramento di Martini (rispetto alla precedente legislatura quando prima di altri lanciò l'idea di non "impiccare" la società toscana al mito del PIL) perché, com'è ormai arcinoto, esso registra e orienta politiche che possono anche risultare negative in termini occupazionali, economici e ambientali proprio mentre lo fanno aumentare. Peccato, perché autorevoli economisti (internazionali e nazionali) raccomandano di tenere insieme risposte alla crisi economica e alla crisi ambientale e del clima: Krugman, Stiglitz, Ruffolo, Spaventa, ecc.

Sulle condizioni e stato di salute della società toscana, coesione, aspettative per il futuro, mobilitazione delle capacità, solidarietà, ecc. non ci dice niente e all'idea di un nuovo patto sociale che coinvolga prima di tutto i cittadini toscani risponde, sempre indirettamente, con una serie di "incontri" con Confindustria e altri soggetti economici. Un po' poco per essere una situazione straordinaria che richiede un coraggio straordinario.

Ma forse, lo stato del suo Partito (che poi è anche il mio) non gli consente di andare più in là. A maggior ragione occorrono proposte capaci di ribaltare il pessimo clima che si respira.

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