[21/09/2009] News

Ban Ki-mon ai G20: «versate i 1.100 miliardi di dollari che avete promesso»

LIVORNO. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha inviato una lettera ai protagonisti del G20 per chiedere che versino i 1.100 miliardi di dollari che avevano promesso al vertice di Londra dell'aprile scorso.

Il G20 si riunirà a Pittsburgh, negli Usa, il 24 e il 25 settembre, e Ban chiede che renda note le modalità di versamento di quei 1.100 miliardi di dollari promessi e di cui non sembra esserci traccia, in particolare dei 50 miliardi che dovevano essere destinati alla protezione sociale, rafforzare gli scambi commerciali e proteggere lo sviluppo nei Paesi più poveri.

Il segretario generale dell'Onu chiede «Il rispetto dell'impegno preso di aumentare in manie tra notevole l'aiuto pubblico allo sviluppo nel corso del summit del G8 di Gleneagles del 2005 che riuniva il Canada, la Francia, la Germania, l'Italia, il Giappone, la Russia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione Europea».

Insomma, siamo alle solite: gli impegni presi solennemente, soprattutto nei momenti in cui esplodono le crisi umanitarie, ambientali o finanziarie, vengono dimenticati subito dopo e vengono derubricati tra le buone e nobili intenzioni da sbandierare davanti all'opinione pubblica interna ed internazionale. In questo l'Italia è maestra, essendo tra i Paesi del G8 quello che meno ha rispettato gli impegni.

Ma il G20 comprende anche Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Arabia Saudita, Corea del sud, Sudafrica e Turchia, tutti Paesi emergenti ma che hanno fortissimi legami politici ed economici con i Paesi più poveri. Probabilmente G8, Fondo monetario internazionale e Banca mondiale si troveranno a Pittsburgh a fare i conti con Stati che sono stanchi delle promesse di finanziamenti che non arrivano.

Ban Ki-moon dovrebbe quindi trovare nel G20 ascoltatori attenti rispetto alla sua richiesta di portare l'aiuto pubblico allo sviluppo a raggiungere i 155 miliardi di dollari entro il 2010, 65 miliardi dei quali da destinare all'Africa.

Al G20 il segretario dell'Onu chiede iniziative concrete per accelerare la realizzazione degli Obiettivi del millennio per lo sviluppo, in particolare nei settori che la crisi economico-finanziaria sta facendo passare in secondo piano, fino a dimenticarli, come l'educazione elementare, la salute materna, il sostegno ai piccoli agricoltoried alle infrastrutture di base.

Nella sua lettera Ban chiede ai G20 anche un meccanismo equo di finanziamento per le misure di adattamento al cambiamento climatico, che secondo lui avrebbero bisogno di fondi per almeno 250 miliardi di dollari all'anno fino al 2020.

Ban Ki-moon ha anche annunciato che presenterà a Pittsburgh il nuovo Global impact and vulnerability system (Givas) «che permetterà di ottenere dei dati in tempo reale sull'impatto della crisi economica sui poveri nel mondo».

La lettera di Ban Ki-moon arriva dopo la pubblicazione del rapporto Onu "Voices of the vulnerable: the economic crisis from the ground up" (che fa parte dei documenti del Givas) che evidenzia come i Paesi ricchi siano molto lontani dal rispettare i loro impegni finanziari per aiutare i Paesi meno sviluppati ad uscire dalla povertà.

Secondo il rapporto «Gli impegni mondiali in material di lotta alla povertà sono più importanti che mai in un mondo che si confronta con delle crisi economica, alimentare e climatica».

Lo scarto tra quanto promesso dai G8 4 anni fa a Gleneagles e quanto davvero versato sarebbe di 35 miliardi di dollari all'anno, inclusi 20 miliardi di dollari in meno rispetto a quanto promesso solennemente per l'Africa».

Secondo la vice-segretaria dell'Onu Asha-Rose Migiro «In tempi di crescita, abbiamo ottenuto un grande accordo. Adesso il mondo deve dimostrare quel che può fare anche dei progressi in condizioni sfavorevoli, quando i poveri, gli affamati e le persone vulnerabili hanno più bisogno di noi. La recessione economica mondiale, le penurie alimentari, la propagazione attesa quest'anno dell'influenza H1N1 e il cambiamento climatico sono degli ostacoli che impediscono di realizzare gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo».

La realtà è che, nonostante le dichiarazioni di fiducia sulla prossima uscita dalla crisi mondiale, circa 1000 milioni di persone che erano riuscite ad uscire dalla povertà negli ultimi 10 anni ci sono ripiombate o rischiano di farlo».

«Un anno dopo, alcuni stimano che si intraveda la fine della crisi - ha detto Ban Ki-moon - ma le nostre cifre rivelano un quadro differente. Non siamo ancora usciti di carreggiata e alla crisi si sono aggiunte la crisi alimentare e la pandemia. Ci rendiamo conto che non sono quelli colpiti dalla povertà cronica i più toccati, ma quelli che sono giusto al di sopra del livello di povertà, che hanno un lavoro e la vita dei quali è migliorata in maniera significativa in questi ultimi 10 anni. I quasi poveri diventano i nuovi poveri. Più di 100 milioni di persone rischiano quest'anno di ritornare sotto il livello di povertà».

La Migiro conferma tutte le preoccupazioni di Ban: «I lavoratori, sia nel settore formale che informale, sono stati gravemente colpiti, in particolare nei settori manifatturiero, del commercio e delle costruzioni» ed ha citato le parole di un operaio edile che le ha detto: «Il mostro crisi economica sta divorando i poveri».

Secondo le vice-segretaria Onu «Gli immigrati si stanno trovando in una situazione sempre più precaria, con le previsioni che dicono che quest'anno le rimesse verso i Paesi in via di sviluppo saranno ridotte di oltre il 7%. La disoccupazione giovanile è notevolmente aumentata. Il numero dei giovani disoccupati è aumentato di ben 18,2 milioni rispetto allo scorso anno».

Secondo il rapporto, se la crisi persiste, anche i tassi di mortalità infantile sono destinati ad aumentare con ulteriori 200.000 - 400.000 bambini in più all'anno fino al 2015. La crisi può avere conseguenze a lungo termine, con decine di milioni di bambini affetti da deficit cognitivi e fisici causati dalla malnutrizione a causa della carenza di cibo dovuta dalla crisi economica e da inondazioni, siccità e conflitti.

«Molti dei poveri e vulnerabili sono a corto di strategie di sopravvivenza - ha detto la Migiro - Sono esauriti da una crisi dopo l'altra. La diffusione della pandemia di influenza H1N1 in Paesi già devastati dalla crisi economica, o l'insorgenza di nuove catastrofi naturali, sono gli ultimi eventi che possono spezzare la schiena a popolazioni e governi già sovra-esposti».

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