[16/09/2009] News

Barroso rieletto alla Commissione europea. Il Pd: «Peccato, serviva una svolta verde»

GROSSETO. I prossimi cinque anni la Commissione europea vedrà in carica ancora Josè Manuel Barroso, che dopo aver ottenuto il consenso unanime alla sua candidatura da parte dei ventisette capi di stato e di governo dell'Ue, oggi a mezzogiorno ha ricevuto la definitiva designazione da parte dell'europarlamento.
Con una maggioranza netta, 382 voti favorevoli, 219 contrari e 117 astensioni, il presidente portoghese uscente si appresta quindi a condurre l'Europa a 27 oltre la crisi.

Un esito che nonostante le discussioni e i tentativi di far slittare il voto in realtà non era mai stato tanto dubbio e che contraddice quanto sostenuto da Daniel Cohn-Bendit impegnato nella campagna Stop Barroso, che aveva parlato di una «debole legittimità politica», qualora non si fosse raggiunta la maggioranza assoluta di 369 voti (la metà più uno dell'assemblea di 736 membri) che sarebbe richiesta dal Trattato di Lisbona, se fosse già in vigore.

Barroso ha ringraziato per la «fiducia ampia» ottenuta, ma un ringraziamento particolare è andato al Ppe che, ha detto il neo presidente, si è assunto il «rischio» di aderire per primo al suo programma e che per voce del presidente dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, esponente polacco del Ppe, si era espresso a favore poco prima del voto. «Penso che ci sarà un ampio sostegno al presidente Barroso - aveva dichiarato Buzek - perché abbiamo bisogno di un sostegno forte per il presidente della Commissione europea, semplicemente perché ci serve una Commissione forte».

Ma se la necessità di avere oggi una Commissione forte è un'idea condivisa anche da Gianni Pittella, vicepresidente del ParlamentopEuropeo e da David Sassoli, capo della delegazione del Pd all'Europarlamento, non è però Barroso ad essere la persona giusta a guidarlo.

«Oggi avremmo bisogno di una Commissione forte per investire e programmare, per proteggerci dai localismi che frammentano lo spazio europeo. In questi anni la presidenza Barroso ha mostrato incapacità nel saper affrontare i problemi e fornire risposte utili. Così è stato per la crisi finanziaria che ha colpito l'economia e che sta provocando un terremoto sociale in tutta Europa» hanno dichiarato i due esponenti del Pd, che hanno invitato i colleghi del gruppo socialista e dell'alleanza democratica all'astensione. E riferiscono di come un incontro con Barroso sul suo programma per i prossimi cinque anni di mandato sia stato «illuminante».

«Il candidato non ha smentito la politica notarile perseguita in questi cinque anni, non ha offerto spunti per un cambiamento di rotta. E neppure ha indicato linee guida per rilanciare una politica di autonomia dai governi nazionali. Anzi, ha dato l'impressione opposta: di essere il notaio dei governi e di non disdegnare il consenso anche della destra anti-europeista. I governi hanno trovato in Barroso un uomo fedele in un momento in cui l'Unione avrebbe bisogno di uno scatto di orgoglio e di autonomia».

«Noi riteniamo, ad esempio,- continuano Sassoli e Pittella - che sarebbe importante poter adottare un programma di crescita decennale che preveda una trasformazione profonda dei modi di produzione e di consumo non più sostenibili. Investire sulla ricerca, la green economy e il welfare è rimettere al centro il lavoro».

«A nostro parere Barroso non è la persona giusta per fare tutto ciò. E lo sarà ancor meno quando, se non vi saranno ulteriori ostacoli, il Trattato di Lisbona entrerà in vigore con l'attribuzione di nuovi poteri alle istituzioni comunitarie. I governi hanno optato per una scelta egoistica, lontana dallo spirito europeo. Una decisione che impone al Parlamento comunitario una ratifica in controtendenza con la scelta di Lisbona di dotare le istituzioni di maggiore autonomia e capacità decisionale. Un' Europa che decide sembra far paura. Un' Europa debole, però, ci rende più poveri».

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